di Francesco D’Andria
Proprio in questi giorni Edipuglia ha pubblicato un volume importante, dedicato ai percorsi di pellegrinaggio che collegano due santuari posti alla fine delle terre, de finibus terrae appunto: Santa Maria di Leuca, sul promontorio salentino al centro del Mediterraneo, e S. Giacomo di Compostella, al termine del cammino della stella, in vista dell’oceano Atlantico. Merito del compianto Giorgio Otranto e della Diocesi di Ugento la quale, sotto la guida del vescovo Monsignor Vito Angiuli, ha sviluppato un intenso periodo di approfondimento delle sue tradizioni religiose e della sua Storia. E in vista del 22 gennaio, festa del martire diacono Vincenzo, patrono di Ugento e di tutta la Diocesi, nella Cattedrale si è discusso del culto di questo martire spagnolo, nato a Saragozza, nella provincia romana della Hispania Citerior, quella più vicina a Roma, nel territorio di Barcellona. Diacono della chiesa di Valencia, il giovane subì il martirio sotto l’imperatore Diocleziano alla fine del III secolo, affrontando i più efferati supplizi, da vero atleta della fede. La memoria del suo coraggio si conservò nei decenni immediatamente successivi e grandi figure del Cristianesimo come S. Agostino gli dedicarono testi colmi di ammirazione per la sua fede incrollabile. Ma fu Prudenzio, il massimo dei poeti cristiani del IV secolo, che nel Peristephanon (Inni per le corone), gli dedica bellissimi versi: «Tu solo fra gli altri martiri, a te solo è concessa la palma di un duplice trionfo, tu solo fosti coronato due volte col lauro», nel testo risuona l’acclamazione «Palma et laurus», che il pubblico dell’antica Roma indirizzava agli atleti vincitori delle corse nell’ippodromo.
Ma quando e come si sviluppò il culto di S. Vincenzo nel Salento e in particolare a Ugento? Per rispondere a questo quesito basta cercare nell’immensa opera di Andrè Jacob, lo storico e filologo belga-salentino, che ha dedicato un’intera vita allo studio della civiltà bizantina in Italia meridionale. Un suo importante articolo, apparso nel 2004 sulla prestigiosa rivista Analecta Louvaniensia, è dedicata proprio al culto di S. Vincenzo in terra d’Otranto. Tra i numerosi codici e manoscritti di provenienza salentina da lui rinvenuti nelle biblioteche di tutta Europa, uno è datato al 1162/1163: contiene un sermone per la festa del Santo, la paneguris che dovette essere pronunciato proprio nella Cattedrale di Ugento, come indica il testo in greco bizantino.