La Nuova Lecce e i limiti del municipalismo salentino

Lecce diventerebbe, nel caso di esito positivo del referendum, un aggregato di circa 250.000 abitanti, con lo status giuridico di città metropolitana, traendone i seguenti benefici:

a) avrebbe in cassa un supplemento di trasferimenti pubblici (circa 3mld) che potrebbero essere destinati al potenziamento dei servizi per la cittadinanza (per esempio, i trasporti locali);

b) potrebbe essere sede destinataria della linea di alta velocità da Milano, con risparmio di tempo prevalentemente sulla tratta LE-MI.

Questa ipotesi ha il suo fondamento nella constatazione secondo la quale, particolarmente oggi, le città non sono contesti isolati dalla competizione globale e occorre renderle, anche per questa ragione, attrezzate a starci. La competizione globale premia le economie di scala, ovvero le dimensioni grandi. Rispetto alla configurazione attuale, le eventuali tradizioni locali – le specificità culturali e storiche dei piccolissimi comuni della cintura di Lecce – potrebbero essere preservate, ad esempio, in quartieri. Così anche i dipendenti degli attuali comuni.Dal 2009 ad oggi sono state approvate 130 fusioni di comuni, con una riduzione del numero di 204 unità e 326 comuni soppressi. Sono 19 le fusioni per incorporazione. I due casi da citare sono: nel Salento, i comuni di Presicce-Acquarica, in Italia Nuova Pescara. Il Piemonte è la regione italiana nella quale è maggiore il numero di fusioni. Vi sono buone ragioni per ritenere che questo processo va assecondato e che il municipalismo va contrastato, dal momento che rappresenta un ostacolo alla crescita. Il riassetto e il riordino istituzionale per il governo del territorio vanno nella direzione di generare economie di scala – cioè, riduzione dei costi variabili al crescere della dimensione dell’unità produttiva – consentendo un guadagno di efficienza nella gestione della fornitura dei servizi pubblici. In altri termini, è dimostrato che nei comuni grandi è meno costosa la gestione dei servizi. Le piccole municipalità hanno una elevata spesa pro capite, alla quale, di norma, fa seguito una tassazione locale alta. In sostanza, il comune grande (Lecce città metropolitana) garantisce, al tempo stesso, una gestione più attenta del bilancio comunale. A differenza della piccola patria del piccolo comune salentino localizzata vicino alla città capoluogo, la città grande ha, infatti, il fondamentale vantaggio della scala delle attività: ne costituisce un esempio il trasporto pubblico cittadino. Attualmente SGM collega esclusivamente – ed è ovvio che sia così – marine e quartieri della città di Lecce, mentre, a seguito della creazione di un polo urbano di più estese dimensioni, non potrà non passare anche dai comuni limitrofi, ora diventati ulteriori quartieri di Lecce. Non pare avere fondamento, per contro, la difesa dell’esistente, soprattutto a ragione del fatto che l’esistente è costituito da trasporti molto inefficienti fra la città e i comuni dell’hinterland, con collegamenti radi, gestiti con scarsa attenzione alle connessioni con il trasporto propriamente cittadino. A garantire il potenziamento dei collegamenti interni è lo stanziamento di somme ingenti che, come da legge vigente, arriverebbero, nel caso di esito positivo della consultazione referendaria che si potrà fare, nel neonato comune della Nuova Lecce.

“La Gazzetta del Mezzogiorno”, 14 gennaio 2023

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