Manco p’a capa 123. Un’economia destinata al collasso


Ai poli la formazione di ghiaccio marino innesca il grande nastro trasportatore che connette tutti i bacini oceanici. Quando l’acqua marina gela, il sale resta sotto al ghiaccio galleggiante e l’acqua sottostante aumenta di salinità, avendo anche una bassa temperatura: diventa più densa e affonda, scende in profondità dove porta l’ossigeno necessario per la vita. Le discese innescano correnti di risalita che riportano in superficie i nutrienti necessari per la proliferazione delle piante marine, rappresentate principalmente da alghe unicellulari: il fitoplancton. Sono loro a produrre metà dell’ossigeno che circola in atmosfera e ad assorbire altrettanta anidride carbonica. Questi fenomeni sono innescati dal freddo. Se le temperature aumentano troppo, il “normale” funzionamento degli oceani e dell’atmosfera cambia, e aumentano fenomeni estremi. Tipo le alluvioni che stanno flagellando la costa pacifica degli Stati Uniti, o il freddo polare che sta causando catastrofi sulla costa atlantica degli USA. Anche il caldo che ci fa fare il bagno a Natale è un fenomeno estremo. Un proverbio dice: sotto la neve pane, sotto la pioggia fame. La neve si scioglie gradualmente e garantisce un flusso costante di acqua, proprio come fanno i ghiacciai. Se invece piove, l’acqua scorre e se ne va, e poi ci sono le siccità. Per non parlare delle alluvioni.
Questi fenomeni di cambiamento climatico ci sono sempre stati. Non possiamo pensare che tutto resti sempre immutato e la storia del pianeta, e della vita che lo abita, ci insegna che tutto continuamente cambia. Quando si è evoluta la fotosintesi, con consumo di anidride carbonica e produzione di ossigeno, l’atmosfera è cambiata. L’ossigeno è un veleno per gli organismi chemiosintetici dominanti prima della fotosintesi. La loro riduzione drastica aprì la strada ad altre forme di vita. L’estinzione dei dinosauri aprì la strada al dominio di uccelli e mammiferi, noi compresi. I dominanti in certe condizioni climatiche soccombono quando queste cambiano, e la vita trova altre soluzioni. É sempre stato così e così sarà anche in futuro. La forma dominante sul pianeta, ora, siamo noi. Abbiamo effetti pervasivi sull’ambiente. Disboschiamo e bruciamo di tutto, dal legno al gas al petrolio e al carbone. Se tagliamo le foreste la produzione di ossigeno diminuisce, e se bruciamo aumenta l’anidride carbonica e l’ossigeno diminuisce. Si innesca l’effetto serra che alza la temperatura. E ora stiamo causando il riscaldamento degli oceani, con impatti importanti anche sul fitoplancton, che non troverà nutrienti sufficienti per svilupparsi in pieno, visto che la mancata discesa di acqua fredda non innescherà le risalite di nutrienti dalle profondità marine. Ancora meno ossigeno verrà immesso nell’atmosfera, e aumenterà l’anidride carbonica. Con ricadute negative sul nostro benessere, sulle nostre possibilità di prosperare. A volte i cambiamenti sono innescati da fattori esterni alle attività dei viventi, tipo il meteorite che spazzò via i dinosauri, a volte sono i viventi stessi a causarli, come avvenne quando si affermò la fotosintesi. Il cambiamento attuale, e soprattutto la sua velocità, è causato dalle nostre attività. Oramai gli scienziati sono concordi nell’affermarlo e hanno anche convinto i decisori che, a parole, dicono di voler attuare la transizione ecologica. Ma dalle parole si stenta a passare ai fatti. Stiamo allegramente continuando a bruciare cose, incuranti delle conseguenze. Pensiamo che l’economia, alla fine, sia più importante dell’ecologia. E non abbiamo gli strumenti per capire che non ci può essere buona economia in un ambiente ostile, devastato dall’economia stessa. Un’economia che non si cura delle conseguenze del suo agire non è buona economia ed è destinata al collasso. I segnali ci sono, le conseguenze stanno cominciando ad essere devastanti, ma pare che continuiamo a non capire. Il problema sono quattro “gretini” che imbrattano la facciata del senato con un po’ di vernice lavabile. Loro saranno gretini ma sono senz’altro cretini quelli che si ostinano a non capire.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 12 gennaio 2023]

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