di Pietro Giannini
Il saggio di Andrea Graziosi, Putin e l’Ucraina tra storia e ideologia (Bari, Laterza, 2022) è un contributo estremamente importante per mettere ordine nel dibattito sulla guerra Russia-Ucraina attualmente in corso. O meglio (come preferisco chiamarla) Russia-NATO perché è ormai chiaro che il confitto ha assunto una dimensione che coinvolge da una parte la Russia e dall’altra l’intera alleanza costituita dall’Europa e dagli Stati Uniti. E non smentiscono questo stato di fatto le ipocrite dichiarazioni che negano un impegno diretto del mondo ‘occidentale’. Ma su questo il discorso sarebbe lungo.
Tornando al libro, possiamo dire che esso contribuisce alla discussione perché la fa uscire dalla dimensione emotiva e da quella ideologica in cui di solito è rinchiusa. Tali dimensioni sono operanti nei mass-media dove l’accento batte principalmente (e giustamente) sulle sofferenze provocate dalla guerra e poi sul confronto tra autocrazia e democrazia. Il libro, proprio per la sua natura di testo scritto, pur non ripudiando le tematiche sopra accennate, offre una riflessione più distaccata sugli eventi in corso e sui loro precedenti storici. Tale riflessione è frutto di un impegno pluriennale di ricerca che emerge chiaramente nell’apparato bibliografico accumulato nelle note (molto del quale consiste in sitografia on-line).
La tesi di fondo del libro del libro è che l’aggressione dell’Ucraina è il risultato di un processo messo in moto dall’idea di una “Grande Russia”, che Putin ha coltivato con maggiore consapevolezza a partire dal 2007 e che prevede, da una parte, l’inclusione dell’Ucraina in quanto rappresentante della “Piccola Russia” di Kiev (culla della “Rus” originaria), e dall’altra la difesa dei russofoni del Donbas, oggetto di una ‘repressione’ da parte dell’Ucraina. A smentire questa impostazione ideologica di Putin, Graziosi ripercorre la storia dei rapporti tra Russia e Ucraina a partire dal 1917 e mette in rilievo la ‘diversità’ tra le culture dei due popoli (cosa negata da Putin, che non assegna all’Ucraina nemmeno lo status di nazione autonoma): tale diversità si è concretizzata, per l’Ucraina, nella grande carestia degli anni 1932-1934, che provocò alcuni milioni di morti (Holomodor), e, dopo il 1991, nella decisione di darsi una identità ‘aperta’ a tutte le sue componenti etnolinguistiche e ad orientarsi vero l’Unione Europea. Di contro la Russia si è arroccata nel sogno di una grande potenza imperiale, di matrice russa, in rapporto di progressiva ostilità culturale verso una ‘Europa’ da cui si è sentita ‘umiliata’ dopo la fine dell’Unione Sovietica.