di Antonio Lucio Giannone
Il Salento, com’è noto, è ricco di testimonianze letterarie in lingua e in dialetto, le quali, indipendentemente dal loro valore, sono utili spesso per conoscere meglio la civiltà di questa terra, così come si è venuta configurando nel corso dei secoli. La produzione dialettale, in particolare, fa luce su molteplici aspetti della storia, della società e della cultura salentina, che in tempi di incalzante globalizzazione come quelli attuali è utile forse riscoprire, se non si vuole perdere il senso della propria identità.
Era giusto perciò rivolgere una specifica attenzione a questo argomento, come ha fatto la “Biblioteca di scrittori salentini”, diretta da Mario Marti per l’editore Congedo di Galatina, che ha dedicato alla Letteratura dialettale salentina ben tre titoli, giungendo a un’organica sistemazione storico-critica di questo consistente materiale. Ha cominciato lo stesso Marti, curando un volume sul Settecento (1994). Poi ha proseguito Donato Valli con due ponderosi tomi intitolati Dall’Otto al Novecento (1995) e, nel 1998, con un altro volume, L’Ottocento, anche questo diviso in due tomi, che, secondo i criteri della collana, fornisce raccolte intere, la traduzione dei testi e il consueto corredo di indicazioni (filologiche, esegetiche, linguistiche, onomastiche), oltre al profilo dei singoli autori.
Nell’Introduzione, lo studioso delinea la nascita della poesia dialettale salentina collocandola nel contesto storico-culturale di Terra d’Otranto nel periodo a cavallo dell’unificazione, tra spinte centrifughe e influenza di modelli nazionali. Poi individua tre centri principali di produzione, da cui provengono i poeti presenti nel libro: Lecce con Francesc’Antonio D’Amelio e Giuseppe Marangi (Gamiran); Gallipoli-Galatone con Francesco Saverio Buccarella, Giuseppe Marzo (Pipinu), Nicola Patitari e Giuseppe Susanna; Ostuni-Brindisi con Arcangelo Lotesoriere, Agostino Chimienti (Papa Ustinu), Pietro Pignatelli (Lu Barcarulu) e Oronzo Paolo Orlando (Lu Stunese). Alle differenti strutture economiche e sociali di queste tre aree corrispondono, secondo Valli, differenti caratteristiche in campo poetico. E se il capoluogo salentino è stato tradizionalmente il centro più fervido e raffinato della cultura letteraria, anche Gallipoli e Ostuni hanno dato un originale contributo alla fioritura della lirica dialettale dell’Ottocento.
Ho insegnato per 40 anni, materie letterarie ma forte è la mia passione per il dialetto leccese.
Ho trovato stupenda “La lingua te lu tata” ma, a parte il fatto che vorrei conoscere l’intero testo, mi piacerebbe anche sapere chi è l’autore: Francesco D’Amelio o Giuseppe de Dominicis?
Fiduciosa di una risposta, cordialmente saluto
L’autore è Francesco D’Amelio.
Non riesco a trovare il testo de: La lingua te lu tata
Ci terrei tanto a leggere per intero la poesia.