di Carmen Gasparotto
Quello che verrebbe da consigliare, dopo aver letto Leggende italiane di Antonio Errico (Capone Editore, dicembre 2022) è di fare come i bambini: guardare soprattutto le figure. Si obietterà che in questo libro non c’è nemmeno un’illustrazione, ed è così. Non ci sono illustrazioni nel libro di Errico, ma immagini sì, moltissime. Sono le immagini delle vicende narrate nelle storie leggendarie che trovano origine nei racconti popolari del nostro territorio nazionale. Storie dai tratti a volte bellissimi e ammalianti, altre volte dai risvolti inquietanti e malvagi. Personaggi a volte dalla presenza vaga e misteriosa, altre volte figure dell’arte, della musica, della storia che “spandono ombre” e che forse ci mostrano una strada, una via, un modo di essere o che semplicemente ci chiedono di essere contemplati con silenziosa attenzione per guardare dentro e fuori di noi, nella realtà e nell’immaginario.
Nessuno sa perché cominciò la leggenda, né quale sia stata la prima. Forse il raccontare storie è un bisogno antropologico, forse noi esseri umani siamo fatti così, ci raccontiamo storie da tempo immemorabile e passiamo più tempo immersi in un universo di finzione che nel mondo reale. Nessun altro animale dipende dalla narrazione quanto l’essere umano e forse è proprio questo che ha reso l’uomo un animale diverso dagli altri permettendogli di accumulare esperienze diverse e costruire il proprio mondo con l’incanto dell’invenzione.
Così si fa pietra, roccia tra la roccia la Dama Bianca di Duino.