Andromeda e Perseo, dal Getty Museum di Malibu al MAR di Castro

Questo cratere fu rinvenuto a Rutigliano nella ricchissima tomba di un capo delle aristocrazie della Peucezia, come era chiamata la regione centrale della Puglia. Il secondo reperto prestato dal MaRTA è di ancora maggiore importanza. Alto quasi un metro, presenta uno stato di conservazione eccezionale per la vivezza dei colori e per l’integrità delle sue parti. Somiglia ad un’anfora, ma più slanciata, il corpo cilindrico permette di identificarla con una forma specifica, la loutrophoros (anfora per il bagno nuziale); era riempita con l’acqua di fonte che veniva utilizzata per la purificazione della sposa prima delle nozze. Di fattura tarantina, e databile al IV secolo a.C., fu rinvenuta negli scavi clandestini che hanno funestato la nostra Puglia negli ultimi decenni del secolo scorso, forse violando la tomba di una principessa della Daunia (ad Arpi? Ad Ascoli Satriano? dove imperversavano le attività illecite di veri delinquenti dell’archeologia). Portata a Ginevra, polo di smistamento delle antichità proveniente da scavi clandestini, fu acquistata dal Getty Museum di Malibu in California. I nostri carabinieri del Nucleo di tutela, venuti in possesso di foto polaroid che ne documentavano la presenza nel deposito ginevrino, poterono avviare un’azione legale per richiedere al Getty la restituzione di questo e di altri reperti di origine pugliese, e finalmente il maltolto fu restituito e consegnato al MaRTA.


 loutrophoros apula della seconda metà del IV sec. a.C. lato A con rappresentazione di Andromeda; in alto, la principessa etiope legata alla roccia sta per essere divorata dal mostro marino (in basso). Di fronte al drago Perseo, nudo come un eroe, che con una spada a punta ricurva sta per uccidere il mostro.

La grande anfora apula a figure rosse, che resterà in esposizione al MAR di Castro sino al prossimo 18 giugno, reca sulla spalla un bellissimo fregio floreale, tipica invenzione dei pittori tarantini del IV sec. a.C., che potrà essere confrontata con i rilievi in pietra leccese rinvenuti negli scavi, anch’essi opera di scultori provenienti dalla città dei due mari. Ma è la scena dipinta nella parte anteriore del vaso che richiama maggiormente l’attenzione dello spettatore: i dieci personaggi rappresentati fanno riferimento ad uno degli eroi maggiori del mito antico, Perseo, che libera la principessa Andromeda, etiope come l’Aida di Giuseppe Verdi. I personaggi hanno pose teatrali e forse il pittore si sarà ispirato ad una celebre tragedia di Euripide che prende il nome dalla protagonista. La poverina era stata condannata da Poseidon ad essere sbranata da un mostro marino (ketos), poiché sua madre si era vantata, dicendo che la figlia era più bella delle ninfe marine, le Nereidi: una vera bestemmia! Legata ad una roccia attendeva l’arrivo del drago, raffigurato nella parte inferiore del vaso. Sulle spalle del mostro c’è tuttavia Eros, ad indicare che l’Amore vincerà la Morte, e di fronte a lui l’eroe Perseo, colui che aveva decapitato la terribile Gorgone grazie alle sue armi invincibili. Il giovane, nudo come un dio, indossa infatti un copricapo magico, la kunée, dono del re degli Inferi Hades, capace di renderlo invisibile e di disorientare il mostro. Perseo sta per colpire alla gola il ketos venuto dal mare, con l’harpe, una spada speciale munita di un punta ricurva, atta anche a potare le viti, dono di Zeus, un’arma letale che i greci definivano adamantinos (non domabile), una parola che ancora usiamo nella nostra lingua: adamantino, puro e forte come il diamante o l’acciaio. In un paesaggio in cui i personaggi vestono all’orientale, con il berretto frigio, ad indicare il contesto esotico dell’Etiopia, si erge la figura di Andromeda, vestita di tutto punto e ornata di gioielli preziosi, con le braccia aperte legate ad una roccia, che la rendono simile ad una grande cantante dell’opera o anche del varietà. Ed infatti le tragedie del teatro antico erano cantate ed il coro accompagnava con accenti musicali le vicende dei protagonisti.

E’ dunque il momento di visitare Castro e il suo Museo per ammirare il capolavoro della pittura antica che dalle sontuose sale del Getty Museum è tornato in Puglia e per godere del suo straordinario centro storico e dell’ineguagliabile paesaggio marino che la circonda, in vista dei monti innevati dell’Albania e delle isole greche di fronte a Corfù.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 2 gennaio 2023]

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