A inaugurare la collana Bucherer l’orologiaio: sullo sfondo di una Zurigo immaginifica, il personaggio che dà il nome al romanzo si arrovella nel tentativo di costruire un’Arca che possa contenere tutti i materiali possibili. Ma per Bucherer, come per Verri, “non è l’Oggetto, per quanto splendente e misterioso, ad attrarre, ad incuriosire. Sono, semmai, i linguaggi, i modi e le cose ad esso attigui”. È la forma, la potenza della scrittura, lo “scrivere per continuare ad esistere”. È il miracolo “di una lingua e di un progetto” che prendono forma negli scritti de “Il pane sotto la neve”, il secondo volume della collana: ragione e favola si incontrano in un’Otranto lontana che “ha gustosissimi grumi di neve” e in cui il mare è mosso “dai respiri di Idrusa” e la scrittura scompiglia e raduna le ceneri dei turchi saraceni, raccoglie il sangue dei martiri che ha macchiato i candidi muri delle case otrantine. E il terzo è “La Betissa. Storia composita dell’uomo dei curli e di una grassa signora”, raffinato esperimento di derridiana “archi-scrittura”, come scrive Fabio Tolledi. E, per tornare ancora alla storia di Otranto, l’ultimo volume ad oggi pubblicato è Il fabbricante di armonia Antonio Galateo, straordinaria “fantasmagoria a più voci” – come scrive Raffaele Gorgoni -, polifonia del “nòstos”, filo d’Arianna disperso in un tentativo di ritorno in terra d’Otranto. Antonio Leonardo Verri ha lavorato per l’intero arco della sua esistenza per racchiudere, come narra il titolo del saggio di Simone Giorgino dedicato alla sua opera, “Il mondo dentro un libro”. In “Il pane sotto la neve” così si consolava: “Nei caffè come un folletto/stanco di rabbia di amori/esclusivi/di tanta morte dico,/di me dei cento scalini/dei sogni sturati. Color/rosso arancio vivo./ Se fosse possibile, Leonardo.” Se fosse possibile costruire quell’unico libro, quel grande sogno. Con “Declaro”, Kurumuny ripropone questa possibilità: di contenere in piccoli volumi un mondo sconfinato.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 2 gennaio 2023]