Così pure prende di mira, in maniera graffiante ed efficace, comportamenti sociali e individuali, ispirati a falsi valori (il potere, il successo ad ogni costo), ai quali egli, “nudo uccello di nido”, si sente affatto estraneo, appartenendo “alla razza di quelli / che non sanno adoperar coltelli”, p. 30).
Nel libretto figurano anche riflessioni esistenziali, esposte sempre con esemplare leggerezza e epigrammatica concisione, come Chissà : “Chissà / come sarà / nell’aldilà / se non è tutto / un aldiquà!”, (p. 33). E non mancano nemmeno composizioni di gusto quasi surreale, basate sui giochi di parole, che richiamano le già citate ‘prosette’, come Il gioco dei razzetti e Cronaca nera.
La raccolta si chiude con tre lunghe filastrocche, che ne costituiscono forse la nota più originale. Qui l’abilità dell’autore consiste nel narrare in versi, usando sempre la stessa rima per ciascuna di esse, delle storielle le quali, pur nell’assurdità della situazione descritta, conservano una coerenza logica fino alla fine. Così nella prima si racconta la strana storia d’una palla “tutta avvolta in carta gialla”; nella seconda la vicenda non meno singolare di un “pesce triglia”, che nel “parapiglia” comandava addirittura una “quadriglia”; nella terza invece quella ancora più straordinaria di “gran quaglia”, che comandava una “battaglia” ovviamente nel “parapaglia”.
Giustamente Bonea nell’introduzione, per queste tre stralunate composizioni, ha fatto il nome di un poeta e pittore, da poco scomparso, Toti Scialoja, “il più assoluto degli ‘insensati’ contemporanei” (p. 14). Ma qui forse un senso, sia pure metaforico, esiste. Come non vedere infatti, nelle storielle apparentemente senza capo né coda di Bernardini, un’allusione alla situazione di grande confusione che stiamo vivendo, ormai da vari anni, in ogni campo, a quel generale “parapagliapiglia”, politico sociale culturale, che caratterizza questa fine di secolo?
[«Quotidiano di Lecce», 18 dicembre 1998; poi in A. L. Giannone, Le scritture del testo, Lecce, Milella, 2004]