Inchiostri 23. Pioggia (2006) di Abbas Kiarostami

di Antonio Devicienti

Abbas Kiarostami amava percorrere in automobile vasti tratti dell’Iran rurale e fotografare; una sua serie reca il titolo inglese di Roads and Rain ed è il risultato di riprese fotografiche effettuate attraverso il parabrezza dell’auto mentre piove.

Le gocce sono sempre in primo piano, bellissime nella loro materica trasparenza, capaci di disegnare labirintici ghirigori originati dal loro casuale scorrere sul vetro inclinato; gli alberi, la strada, i fari di altri automezzi posseggono contorni indefiniti, sembrano, sfumando,  entrare in una realtà diversa ed enigmatica.

Attraversare un giorno di pioggia in automobile diventa l’addentrarsi in territori trasfigurati e silenziosi, prossimi perché tali ce li fanno concepire l’esperienza e la razionalità, sconosciuti perché la percezione visiva li spinge nella sfera dell’inusuale e dell’inaspettato.

Balugina il sospetto che la poesia s’annidi in questi frangenti di diffrazione e di rifrazione della percezione, in quest’andare che non persegue la chiarezza della visione, ma nello scontornarsi dello spazio contempla il manifestarsi del possibile, dell’aleatorio, del sempre cangiante: pioggia sul parabrezza dell’automobile che, scorrendo e rompendosi in gocce e in rivoli, scompagina ogni prospettiva centrale, ogni gerarchia del vedere.

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