I LEP e l’ampliamento dei divari regionali

Si tratta, in sostanza, di garantire alle aree in ritardo di sviluppo una produzione di servizi essenziali uguale o inferiore a quella esistente, ratificando il dispositivo della spesa storica. I LEP non sono, a ben vedere, o non sono necessariamente un meccanismo di attenuazione delle divergenze che l’autonomia differenziata può concorrere a generare: i LEP sono, infatti, costruzioni non tecniche ma eminentemente politiche, la cui quantificazione ammette uno spazio discrezionale di negoziazione politica fra regioni forti e regioni deboli in ordine all’entità dei trasferimenti perequativi.Non ha dunque molto senso contrastare la bozza Calderoli sulla base della mancata individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, dal momento che la bozza li individua, di fatto, nelle prestazioni già offerte nelle regioni meridionali. Non è poi chiaro come quantificare i trasferimenti perequativi fra Regioni. Occorre considerare, a riguardo, che la spesa pubblica, in Italia, è in continua crescita negli ultimi decenni (e, in particolare, dagli anni della crisi sanitaria), con un picco di incremento – a dicembre 2022 – del 31,9%: concorrono ad aumentarla le spese pensionistiche e la spesa per interessi sui titoli, nonché per le spese per l’erogazione di sussidi di disoccupazione e di contrasto alla povertà. L’aumento della spesa pubblica può creare problemi per il suo finanziamento con debito, dal momento che l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE – a far data dal 21 luglio scorso – implica l’aumento della spesa per interessi (e, dunque, della futura tassazione) in una condizione nella quale il debito pubblico, soprattutto in valore assoluto, è in continua crescita. In più, il Pil italiano cresce sì a ritmi sostenuti nel 2022 (+3,9%) ma si attende un suo rallentamento nel 2023 (+0,4%), soprattutto per gli effetti recessivi dell’inflazione. Per conseguenza, è atteso crescere il rapporto debito pubblico/Pil e lo spazio fiscale disponibile per attingere risorse per le regioni in ritardo di sviluppo – una volta a regime la Legge Quadro Calderoli – si attende in riduzione. C’è, in definitiva, da attendersi che il dibattito sull’autonomia differenziata, una volta neutralizzata la possibilità di introduzione di LEP migliorativi dell’esistente nel Mezzogiorno, ruoti intorno all’alternativa secca fra accettazione in toto della bozza Calderoli e suo rifiuto.Vi è poi da considerare che, in linea con le ultime previsioni della Banca d’Italia (dicembre 2022), l’inflazione continuerebbe ad aumentare, sebbene con andamenti probabilmente più contenuti rispetto alla dinamica in corso. È noto che l’attuale inflazione colpisce prevalentemente le famiglie con basso reddito e colpisce prevalentemente il Mezzogiorno. Ciò significa che il Sud avrà ancora più bisogno, per effetto della contrazione del reddito reale, di trasferimenti monetari e di welfare da parte dello Stato centrale, ma a fronte della contrazione (o comunque di non aumento) sia dei trasferimenti sia dei servizi per i prossimi anni. Vi è dunque, motivo, anche per questa ragione (oltre alla mancanza di LEP che siano migliorativi della situazione esistente), per ritenere che il progetto regionalista, dal punto di vista finanziario e di dotazione di servizi di welfare, sia molto peggiorativo per i residenti al Sud.

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