di Antonio Lucio Giannone
Gli anni Cinquanta incominciano, per entrambi, con un grave lutto. Prima Bocelli, nel 1950, e poi Comi, tre anni dopo, perdono la moglie. Di questo avvenimento è traccia nelle lettere nelle quali i due si scambiano reciprocamente espressioni di cordoglio. Sono però anche anni di intensa e rinnovata attività sia per il poeta che per il critico, di cui la corrispondenza reca continua testimonianza. Il primo, nel 1948, fonda a Lucugnano l’Accademia Salentina, di cui fanno parte, fra gli altri, Oreste Macrì, Mario Marti, Vincenzo Ciardo, Michele Pierri, Luciano Anceschi, Ferruccio Ferrazzi e Maria Corti. L’anno successivo iniziano le pubblicazioni de “L’Albero”, rivista fondata e diretta dal poeta. Al 1953 risale ancora l’inizio dell’attività della Casa editrice dell’ “Albero”. Negli anni Cinquanta inoltre Comi fa parte della Commissione giudicatrice del Premio Salento che si svolgeva a Lecce. Dal canto suo, Bocelli dal 1949 diventa titolare della rubrica di recensioni letterarie di un settimanale prestigioso quale era “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio.
In questi anni le lettere di Comi contengono accenni a queste sue attività, quasi sempre poco fortunate. Frequenti, ad esempio, quelli, tra scherzosi e preoccupati, all’uscita dei fascicoli dell’ “Albero”, sempre alquanto difficile e problematica: “Entro settembre, (al massimo ai primi di ottobre) lanciamo sul mercato librario i libri pubblicati (già pronti) elencati nel Bollettino accuso. Con questo lancio coinciderà l’uscita del X fascicolo (agosto 1957-agosto 1958) dell’Albero – (dai più creduto morto…)” (lett. del 25 agosto 1958); “Ti ho mandato l’ultimo Fascicolo dell’Albero (X) che mi è costato cure e fatiche da non immaginare. Penso che qualcosa di buono contenga” (lett. del 12 novembre 1958); “il fascicolo XI dell’Albero aspetta, per uscire, il versamento di qualche contributo della… Provvidenza” (lett. del 4 gennaio 1960); “Ho in preparazione – (in tipografia addirittura) – il 12° fascicolo de L’ALBERO (1962). Spero che uscirà fra qualche settimana – con l’aiuto di Dio e degli… Enti che si degnano di darmi qualche aiuto…” (lett. del 28 ottobre 1962)[1].