Manco p’a capa 117. Contro l’ageismo

di Ferdinando Boero

Ho imparato una parola inglese che non conoscevo: ageism. In italiano: ageismo. L’Accademia della Crusca (https://accademiadellacrusca.it/it/parole-nuove/ageismo/18494) la definisce così: Discriminazione, pregiudizio o marginalizzazione di una persona in relazione all’età; in particolare discriminazione nei confronti degli anziani.
Arrivato a 70 anni sono stato messo in pensione. La pensione equivale a quanto ricevevo prima, ma da capitoli di spesa differenti. Ho più di 50 anni di contributi (ho riscattato l’università); forse l’INPS li ha dilapidati e ora paga la mia pensione con i versamenti di chi sta lavorando, ma ho pagato una somma più che sufficiente a coprire quel che mi resta da vivere. Dato che la biologia marina mi diverte continuo a praticarla, senza stipendio, presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn, come “chair”, l’equivalente di emerito. Lavoro come prima, a parte le lezioni all’Università: la mia produzione scientifica e altre attività comprovano i risultati del mio lavoro. Prima o poi non sarò più in grado di svolgerlo, ovviamente, ma fino a quando i risultati ci saranno, verificabili da Agenzie di Valutazione, non dovrei essere messo da parte, a meno che sia io a chiederlo: si perde l’investimento che il paese ha fatto dandomi la possibilità di acquisire conoscenza che viene buttata via (anche se molta ho cercato di trasmetterla ai miei allievi).
Chi fa il mio mestiere si diverte. Confesso di non aver mai “faticato” in vita mia: mi sono sempre divertito.

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