Inchiostri 21. Il settimo sigillo

di Antonio Devicienti

La partita a scacchi con la Morte che Antonius Blok intraprende in riva al mare, in un tempo violento e antiumano, non è mai finita.

La generosità del Cavaliere intesse una partita tra le cui maglie il felice vagabondare della giovane famiglia di saltimbanchi apre varchi di senso attraverso la cupa disperazione che abbuia le contrade.

Il ritorno a casa dalla Crociata è compimento di un cerchio che abbraccia una vita e traccia un itinerario di pensiero e di sentire – scogliera e mare, aspre presenze, significano e restituiscono senso proprio nella loro asprezza che non è nemica dell’umano, che non gli è ostile, ma ne accompagna la serietà e il valore.

Così è per la natura, anche quando si rivela minacciosa e temibile: l’attesa del sereno permette di attraversare il fortunale, non ne evita il timore e il pericolo, ma ne prefigura il necessario accadere spingendo verso la speranza di riuscire poi a emergerne.

Antonius Blok muove i propri pezzi sulla scacchiera, il mare irrompe contro gli scogli, molte cose accadono, molte si sognano (o si scrivono).

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