di Antonio Devicienti
La scrittura si muove tra le colline marchigiane, Jacqueline Risset vi intuisce la verità di una poesia che nasce dalla reclusione, ma che viene “vendicata” dalla luna, dalla sua presenza poetica perché creatrice e fantasticante – forse pchissimi avevano pensato a una luna dolce vendicatrice di reclusioni e di desideri non realizzati.
Ed ecco che ne discende la poesia, “rapporto vittorioso” ne è abbagliante definizione – o segreto nome, suo senhal: come reagendo al volere segregatorio degli adulti, “corpo occhio luna penna” trovano inscalfibili connessioni, diventano il corpomente che ospita e dispiega il pensiero poetante.
E allora la biblioteca, i libri si aprono: è l’occhio interiore del corpomente poetante, sono le finestre sulla piazzetta del borgo, è il Monte Tabor a pochi passi dal giardino interno di Palazzo Leopardi ad aprirsi – ché è vero, questo è l’innegabile: il libro, chiuso, è lì perché destinato ad aprirsi, esso si fa libro soltanto se si apre e si lascia leggere e ogni nuova lettura è un passo che ci distacca dai padri (anche dall’autore-padre del libro che stiamo leggendo e che impariamo ad amare, ma che dobbiamo poi abbandonare), che ci rende adulti, che ci avvia all’ardua libertà di esseri umani non più figli, ma camminatori del pensiero e nel pensiero.
È così che anche noi possiamo ridere, eco del riso di Leopardi, è così che i riflessi lunari, le loro accensioni nell’aria e sulle colline avranno anch’essi natura di sorriso.
E verrà Osvaldo Licini con le sue Lune-Amalasunte, verrà Mario Giacomelli con le sue fotografie dei pleniluni marchigiani a confermare la presenza della luna negli spazi della mente che instancata legge i segni della bellezza.
«Tra questi sguardi sulla poesia, ce n’è uno di Leopardi che mi accade di ricordare spesso. La poesia, come il sorriso, “aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita”. In quel brevissima il poeta indica il senso della finitudine, indica il tragico: in quell’orizzonte la poesia è un sorriso. Nel tragico della nostra epoca la poesia è un sorriso. Il fiore nel deserto, il profumo nell’aridità, il lampo di una luce – lontanissima, perduta – nelle tenebre» Antonio Prete, Del silenzio (Mimesis Edizioni, Milano-Udine 2022), senza numerazione di pagina.
Il testo di Jacqueline Risset in francese e la versione italiana effettuata dall’autrice stessa si leggono in Jacqueline Risset, Il tempo dell’istante. Poesie scelte 1985-2010 (Giulio Einaudi editore, Torino 2011), pp. 30 e 31.