di Antonio Lucio Giannone
Nella mia relazione passerò rapidamente in rassegna i momenti principali del Novecento letterario salentino, in una prospettiva finalizzata allo studio di questi argomenti nelle scuole e anche nell’università, com’è nello spirito del Convegno “Salento da leggere”. Cercherò quindi di individuare temi, autori, movimenti che, a mio avviso, si possono affrontare nelle aule scolastiche, facendo delle proposte di lettura, e inoltre solleverò alcuni problemi. Preliminarmente vorrei dire però che se tutto questo oggi è possibile, se cioè si sono potute organizzare queste Giornate di studio, e insomma se oggi siamo in grado di conoscere lo sviluppo della storia letteraria nel Salento, dal Quattrocento al Novecento, se abbiamo a disposizione numerosi testi dei nostri principali scrittori in edizioni impeccabili dal lato filologico, ciò è dovuto alla preziosa opera svolta da due maestri dell’Ateneo leccese, i professori Mario Marti e Donato Valli i quali da vari decenni, con rigore metodologico e passione intellettuale, conducono questi studi che hanno saputo imporre all’attenzione nazionale. E ovviamente anche sullo specifico argomento trattato in questo intervento fondamentali risultano i numerosi contributi di Marti e Valli, che peraltro sono da tutti ben conosciuti. Non potendo citarli tutti, mi limito solo a ricordare tre studi di carattere più generale che riguardano il Novecento: l’ampio capitolo sulla Vita culturale del primo, compreso nel terzo volume della Storia di Lecce[1], e i volumi Cento anni di vita letteraria nel Salento[2] e Storia della poesia dialettale nel Salento[3]del secondo. Ovviamente, in una occasione come questa, non posso non citare la monumentale “Biblioteca salentina di cultura” (poi “Biblioteca di scrittori salentini”) diretta da Marti prima per l’editore Milella di Lecce e poi per Congedo di Galatina, anche se tocca solo in piccola parte, cioè per alcuni dialettali, il secolo ventesimo. Ai professori Marti e Valli quindi vada la nostra riconoscenza e la nostra gratitudine per quello che ci hanno insegnato e ci insegnano tuttora e a loro idealmente è dedicato questo incontro.
In una memorabile prosa, a metà strada tra un reportage e un racconto, risalente al 1952, dal titolo La Puglia contro Pietro Micca, che mi piace considerare una sorta di “manifesto” della questione meridionale in campo culturale, Vittorio Bodini descrive, con toni all’inizio divertiti e ironici, l’incontro a Otranto con un singolare personaggio, l’avvocato Macrì, il quale lamenta l’assenza, sui libri di storia (dell’epoca), del “Glorioso Episodio” dei Martiri. Anche per questo motivo, per cercare cioè di valorizzare pienamente questa vicenda, egli aveva fondato l’Associazione Nazionale Pro Otranto. L’episodio della eroica resistenza degli Otrantini ai Turchi nel 1480 infatti, come fa notare a un certo punto l’avvocato Macrì, nonostante la sua indubbia importanza ― che in effetti è stata messa in rilievo dalla storiografia più recente ― era sempre assente sui manuali scolastici di storia al contrario di altri insignificanti vicende che riguardavano singoli individui, come appunto Pietro Micca o Amatore Sciesa. Ebbene, nel brano conclusivo, Bodini fa delle considerazioni che sono tuttora valide e che possono esserci utili in questo nostro incontro di studio: