di Anna Rita Merico
Non una novità questo romanzo di Georgi Gospodinov, Fisica della malinconia, a cura di Giuseppe dell’Agata, Ed. Voland, 2020 (V ediz.). Romanzo o sismografo sul romanzo contemporaneo?
La copertina: Pasifae e il Minotauro, Pasifae regge sulle ginocchia il Piccolo, gli sguardi non s’incrociano le mani di Pasifae non toccano quasi il corpo del Minotauro, è elaborazione grafica che accompagna questa Fisica della malinconia. Libro di libri. Romanzo che esplode e implode con un unico sapienziale gesto di scrittura che tratteggia corridoi, caverne, uscite, pensieri del Minotauro.
Primo salto: i pensieri del Minotauro dopo che è stato abbandonato al centro del fondo del Palazzo di Creta. Ma il sotterraneo è il sotterraneo in cui bambini venivano tenuti per l’intera giornata nell’Europa dell’Est durante il tempo del lavoro degli adulti e il tempo si misurava guardando le scarpe che passavano divenendo sandali, stivali e segnando le stagioni. “Come minotauri ci rintaniamo in questi sotterranei…” luogo assegnato, nell’Europa dell’Est, dal Dipartimento per l’edilizia popolare”. Inizialmente l’ambientazione in un al di sotto del livello di affioramento della città con il mondo diviso nel “con noi e contro di noi” della delazione interiorizzata. Il padre tutto il giorno in miniera, triste e sporco, al buio. Sono il figlio dell’angelo sotterraneo. “Papà cos’è il Minotauro? Il MInotauro è dei nostri?… Sono stato in lui e conosco tutta la storia…Io sono il Minotauro e non sono assetato di sangue… non so perché sono rinchiuso, non ho alcuna colpa… E ho una paura bestiale del buio.”[1]