Gaetano Minafra. La Picto-sculptura a km zero

Secondo Novecento e produzione artistica in Terra d’Otranto

di Massimo Galiotta

Gaetano Minafra,.Pensieri – tecnica mista polimaterica

Nel 1960, o molto verosimilmente negli anni a cavallo tra la fine del ’50 e i gli inizi del ’60, iniziarono a prendere forma nuove correnti (movimenti) artistiche. Sulla scorta della destrutturazione formale messa in atto nei primi decenni del secolo – su tutti Kandinskij e il suo concetto dello “spirituale nell’arte”, ma anche dalla lectio di Piet Mondrian, con quelle strutture geometriche lineari coloriformi – arriva una rivoluzione che è solo l’anticipazione delle ricerche informali, inconcepibili prima della seconda metà del secolo, condotte negli Stati Uniti da Jackson Pollock prima e Mark Rothko poi: Action painting e Color field aprono la porta a correnti nuove che, come accennato prima, trovarono terreno fertile proprio nei primi anni Sessanta del Novecento.

In Europa intanto, in particolar modo in Francia, César (César Baldaccini) proponeva le cosiddette “Compressioni” (partendo dal manifesto del Nouveau Réalisme pubblicato nel 1960 dal critico d’arte Pierre Restany), opere d’arte realizzate comprimendo diverse tipologie di lamiere. Insegne in latta, pezzi d’automobile, lattine di metalli diversi: da quelle per il carburante a quelle della Coca-Cola e oltre. Arman invece (Armand Pierre Fernandez) con gli spazzolini da denti dismessi, con le vecchie caffettiere, realizzava piccole installazioni che aprirono ad altre di dimensioni imponenti, erano le cosiddette Accumulations o «Accumulazioni». In Italia invece Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918 – Milano, 2006) staccava dai muri delle città pezzi di manifesti pubblicitari (Décollages) per farne dei collage del genere Pop-Art, che oggi toccano cifre esorbitanti sul mercato collezionistico internazionale; correva l’anno 1960, decennio caratterizzato da lotte condotte in ogni campo della cultura. Si stava cercando di ristabilire un ordine dopo decenni di disordine provocato dai regimi totalitari europei; si provava ad uscire indenni dagli strascichi di due grandi guerre, dalla lezione distruttrice dettata dalle avanguardie protonovecentesche: Cubismo, Futurismo e Razionalismo in primis. Cercando di ricostruire lo spazio intorno a sé prendeva così piede il “Nuovo realismo”: César, Arman, Christo e Rotella, tutti nati tra il 1918 e il 1928, sono solo alcuni interpreti di quello che proprio Arman chiamava il «Realismo delle accumulazioni», oggetti eliminati dalla quotidianità per essere riutilizzati nella strutturazione di opere d’arte. È l’effetto post-bellico, è la spinta rigenerativa che conduce l’essere umano a rimettere insieme i pezzi di un mosaico informe; materia eterogenea deformata dalle bombe e unita in cumuli di macerie. La forma preesistente distrutta dai bombardamenti assumeva nuovi sembianti, trovava un nuovo ordine nel disordine generato dalla «guerra sola igiene del mondo», purificatrice anche di quei nuovi «passatismi» del primo Novecento, ossia quei futurismi divenuti a loro volta ormai obsoleti.

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