Una monografia su Aldo Palazzeschi

Dopo si passa ai primi romanzi, i “romanzi straordinari” che costituiscono la prima trilogia di Palazzeschi, :riflessi (1908), Il Codice di Perelà (1911) e La Piramide (1920), ai quali si aggiungono l’Interrogatorio della Contessa Maria, apparso postumo nel 1988, e l’inedito frammento Vita. Tra questi, il più famoso è senza dubbio Il Codice di Perelà, un romanzo sperimentale considerato tra i più originali del Novecento. Protagonista è Perelà, l’omino di fumo, un “antieroe” (come lo definisce Tellini) che lotta contro il conformismo e le convenzioni sociali. Quest’opera uscì nelle Edizioni futuriste di “Poesia”, la collana ufficiale del movimento marinettiano con il quale Palazzeschi ebbe un  rapporto complesso, preso in esame nel quarto capitolo. Lo scrittore aderì tra i primi al futurismo dal quale però si distaccò qualche anno dopo per motivi sia di ordine ideologico che di carattere strettamente letterario. Il suo capolavoro, in quest’ambito, è la raccolta poetica L’incendiario, di cui vennero pubblicate due versioni molto diverse tra di loro, nel 1910 e nel 1913, anch’esse, come Il Codice di Perelà, nelle Edizioni futuriste di “Poesia”. Ma notevoli sono pure i manifesti, in particolare Il controdolore, in cui espone la sua straniata, capovolta visione della vita. Anche qui sono analizzate da vicino alcune celebri composizioni: E lasciatemi divertire, una sorta di manifesto di poetica, La passeggiata, che è invece una poesia “oggettiva”, I fiori, Una casina di cristallo.

Col quinto capitolo ci spostiamo ai romanzi della maturità (la seconda trilogia di Palazzeschi): Le sorelle Materassi (1934), I fratelli Cuccoli (1948)  e Roma (1953). Queste opere rappresentano un ritorno alla tradizione narrativa italiana, ma non un ritorno all’ordine, perché anche qui, a ben vedere, sono presenti temi e procedimenti tipici dell’opera palazzeschiana, come quel “corrosivo procedimento di deformazione applicato a oggetti e persone di rassicurante bonomia” (p. 154), come scrive appunto l’autore del libro. Fra i tre romanzi il più famoso è senza dubbio Le sorelle Materassi, che ha avuto  anche trasposizioni cinematografiche e soprattutto, nel 1972, una memorabile versione televisiva di grande successo con attori e attrici notissimi che impose il nome di Palazzeschi all’attenzione di un vasto pubblico.

Nel sesto capitolo vengono affrontati i tre romanzi della vecchiaia che costituiscono la terza trilogia dello scrittore: Il Doge (1967), Stefanino (1969) e Storia di un’amicizia (1971). Qui egli ritorna allo sperimentalismo della sua giovinezza, allo spirito irridente ed eversivo che l’aveva caratterizzato agli esordi, come farà anche nelle ultime raccolte poetiche. Anche stavolta Tellini ricostruisce la genesi delle opere attraverso tutti i documenti disponibili (lettere, interviste, articoli), facendo un accurato lavoro intratestuale, da profondo conoscitore di tutti gli scritti palazzeschiani. Qui, ad esempio, rintraccia alcuni temi di questi ultimi romanzi che sono presenti in opere precedenti (altri romanzi e racconti), come il tema del “diverso” in Stefanino, quello dell’amicizia in Storia di un’amicizia e ancora quello della folla in Il Doge.

Il settimo capitolo affronta invece la produzione novellistica e quella memorialistica. La prima è compresa in alcune raccolte come Il Re bello (1921), Il palio dei buffi (1937) e Bestie del ‘900 (1951); la seconda in Stampe dell’800 (1932). Anche nelle novelle compaiono i temi tipici di Palazzeschi: la diversità, i contrari, il gusto del paradosso, la contrapposizione di caratteri e di figure. Ma egli non è stato uno scrittore avulso dalla realtà, unicamente impegnato a delineare figure e caratteri strani. È stato anche uno scrittore che ha preso posizione in determinati momenti della nostra storia come dimostrano, fra l’altro, le opere affrontate nel capitolo ottavo e soprattutto: Due imperi… mancati (1920) e Tre imperi… mancati (1945). E di grande originalità è la sua posizione contro l’interventismo italiano nella prima guerra mondiale che era di gran lunga prevalente tra gli intellettuali e che fu una delle cause del suo distacco dal futurismo, estremamente favorevole all’intervento e che anzi proclamava la guerra “sola igiene del mondo”.

Il nono capitolo prende in esame le ultime raccolte poetiche, che costituiscono ancora un’ideale trilogia: Cuor mio (1968), Via delle cento stelle (1972) e Sinfonie, inedita in vita. E anche in queste raccolte si contrappone, con un “tono colloquiale e affabile” (p. 286), al clima prevalente di quegli anni in campo poetico rappresentato dalla Neovanguardia e dal suo astruso linguaggio, come aveva fatto all’inizio rifiutando l’aulico e il sublime del carduccianesimo e del dannunzianesimo.

L’ultimo capitolo, infine è una sintetica trattazione della fortuna critica di Palazzeschi che non sempre è stato compreso nel suo vero valore. All’inizio, in effetti, Marinetti, che l’aveva cooptato nel suo movimento, lo elogiò per la sua originalità ma furono soprattutto i sodali fiorentini, Papini e Soffici, e l’amico di tutta una vita, Marino Moretti, a metterne in rilievo le qualità. Negli anni Trenta-Quaranta, grandi critici del Novecento, come De Robertis, Cecchi e Pancrazi, ne apprezzarono soprattutto i romanzi della maturità, mentre successivamente Luigi Baldacci pose l’attenzione sul Codice di Perelà. Poi vennero le maggiori antologie d’autore della poesia italiana del Novecento, quelle di Sanguineti e di Mengaldo, che riscoprono, per così dire, il primo Palazzeschi, dandogli ampio spazio. In questi ultimi decenni è stato soprattutto il Centro Studi  dell’Università di Firenze, dove è custodito il prezioso Fondo, a realizzare tutta una serie di iniziative (pubblicazioni, convegni, ecc.) per tenere vivo il nome dello scrittore che si è ormai affermato come un classico del Novecento.

Una Bibliografia, definita “essenziale”, ma piuttosto ampia e analitica (di ben undici pagine), conclude questo volume che d’ora in avanti sarà uno strumento imprescindibile per chi vorrà conoscere e approfondire l’opera di Palazzeschi.

[Presentazione del volume di Gino Tellini, Palazzeschi, (Roma, Salerno Editrice, 2021), in occasione del Seminario di studi Aldo Palazzeschi tra Toscana e Salento. Archivi, carteggi, premi letterari, svoltosi presso l’Università del Salento il 6 ottobre 2022]

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