di Antonio Lucio Giannone
Nella ricorrenza del primo centenario della morte di Vincenzo Ampolo (Surbo, 1844 – ivi, 1904), l’Amministrazione comunale di Surbo ha voluto rievocarne la figura e l’opera con un Convegno di studi svoltosi il 27 novembre 2004 nella Sala consiliare del Comune. In quell’occasione, furono presi in esame dai vari relatori i due aspetti principali dell’attività di Ampolo: quello del politico e dell’amministratore, a cui è stato dedicato il primo tomo degli Atti, e quello del poeta e letterato, che è oggetto d’indagine nel presente volume.
Questo secondo aspetto, in verità, è stato a lungo trascurato dagli studiosi. Soltanto nel 1980 l’opera di Ampolo venne “riscoperta” e riproposta all’attenzione generale da Donato Valli nel volume Ampolo Nutricati Rubichi, che faceva parte della Biblioteca salentina di cultura diretta da Mario Marti per l’editore Milella di Lecce. Questa importante collezione, com’è noto, si proponeva di riesaminare criticamente la cultura salentina dei vari secoli, mettendola a confronto con la letteratura nazionale, in una visione policentrica della storia letteraria italiana. In quel volume Valli, dopo aver tracciato un ampio e dettagliato panorama della situazione storico-culturale di Terra d’Otranto nel secondo Ottocento, delineava un profilo di Ampolo e offriva una vasta scelta della sua produzione poetica, commentandola accuratamente. L’anno dopo, negli Studi in onore di Mario Marti, il critico ritornava sul poeta di Surbo, approfondendone il ritratto in un magistrale studio (Notizia di Vincenzo Ampolo), che qui si ripubblica per la sua esaustività e l’immutata validità scientifica.
In questo lavoro l’autore ripercorre l’itinerario letterario di Ampolo dalla formazione, avvenuta a Napoli tra il 1864 e il 1871, fino agli ultimi anni, individuando due fasi ben distinte. Una prima fase, che arriva fino al 1891, è caratterizzata dal tentativo di sperimentare una pluralità di toni e di registri, che vanno dal classico al civile, dal patriottico al giambico, dal sentimentale al satirico, dal lirico al familiare, in linea con le tendenze della poesia italiana degli ultimi quattro decenni dell’Ottocento, contrassegnata da un sostanziale eclettismo. La seconda fase, che va dal 1891 all’anno della morte, è percorsa invece da una vena pessimistica e dalla sconsolata riflessione sul nulla, anche qui secondo un preciso filone della poesia di fine secolo.