di Gianluca Virgilio
Trascrivere, ovvero trasferire un pensiero, un’idea, una scrittura altrui sul proprio quaderno, mentre, nel frattempo, in noi tutto tace. Trascrivere non è citare, poiché citare significa ricorrere ad altri scrittori perché convalidino il nostro pensiero, lasciar dire ad altri meglio di noi quello che noi abbiamo detto peggio, utilizzare le parole a riprova di una volontà di dire che non sa esprimersi meglio. Trascrivere prevede l’assenza di ogni volontà, il congelamento di ogni soggettività, il desiderio di non scrivere. Copiare, soltanto copiare, come un amanuense. Trascrivere è un oltrepassare la scrittura, andare al di là del proprio segno, una pura perdita di noi stessi. Trascrivere è ritrovare la nostra scrittura dentro quella di una altro, ma in un modo particolare, che prevede non già un’appropriazione, ma una risonanza. Trascrivendo, noi risuoniamo, ovvero accogliamo e rimandiamo un suono nel quale appare concentrato il senso ultimo di ogni scrittura, la sua possibilità di sopravvivere alla distruzione del tempo, alla morte dello scrittore. Trascrivere è l’unico modo serio di leggere, poiché ogni frase, ogni parola, ogni lettera diventa soggetta alle stesse attenzioni di colui che la scrisse. Il trascrittore è l’unico uomo della Terra che renda il giusto onore allo scrittore. Sia lode al Trascrittore!
(2004)