di Guglielmo Forges Davanzati
Meno della metà (il 44%) degli italiani poveri, in condizioni di povertà assoluta, percepisce il reddito di cittadinanza. La povertà è maggiormente diffusa nel Mezzogiorno e riguarda prevalentemente minori e immigrati. È inoltre inversamente proporzionale all’età. A rilevarlo è il XXI Rapporto della Caritas Italia, con dati riferiti al 2021, che registra anche un aumento della domanda di pasti e di cibo agli Enti di beneficenza da parte delle famiglie residenti in Italia.
Il fenomeno ha cause molteplici, fra le quali, non da ultima, l’esplosione quantitativa del lavoro povero, ovvero dell’insieme di attività, anche svolte con contratti regolari, che dà un salario inferiore a quello socialmente considerato dignitoso e di sussistenza. Il lavoro povero è ovviamente in primo luogo quello a nero, e l’economia italiana – quella meridionale ancora di più – si sta sempre più avvitando in una spirale pericolosa nella quale un’incidenza sempre maggiore di rapporti di lavoro ha natura irregolare. Lo dice l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, che si sofferma sul nostro Sud.
Una causa importante dell’aumento del lavoro irregolare, all’estremo nelle campagne pugliesi con 20 euro al giorno per una giornata lavorativa di 10-12 ore, è l’accentuata deindustrializzazione del nostro Paese e la sua collocazione come fornitore di prodotti intermedi. Si stima, a riguardo, che l’incidenza della manifattura sul Pil è, in Italia, appena in linea con la media europea (14,85 a fronte del 14,46 nel 2020) ed è decrescente nel tempo, soprattutto nelle regioni del Sud. Nell’eurozona, si mostra che la matrice intersettoriale dell’industria registra forti eterogeneità e interdipendenze, con l’Italia, quella del Nord, che vende beni intermedi soprattutto alla Germania, con un peso modesto e in riduzione della spesa per ricerca e sviluppo. L’intensità tecnologica, misurata dalla spesa in ricerca divisa per il volume degli investimenti, è in Italia sempre in riduzione ed è comunque molto bassa nel confronto internazionale. Il Mezzogiorno è sempre più relegato ai margini dell’industria europea e accentua la sua specializzazione nel turismo e in settori a bassa intensità tecnologica.