di Antonio Lucio Giannone
Antigone è una delle figure più celebri del teatro di tutti i tempi e di tutti i paesi. La protagonista della tragedia di Sofocle, che si ribella alle leggi dello Stato in nome delle “leggi non scritte degli dei, inalterabili, fisse”, cioè dei valori assoluti dell’umanità, sfidando il potere e sacrificando la propria vita, è diventata un simbolo, sempre attuale, del coraggio, del diritto naturale, della libertà di coscienza contro ogni forma di sopraffazione.
Recentemente anche il premier greco Tsipras l’ha citata, in occasione del contrasto che ha opposto il suo paese all’Unione europea prima dell’accordo raggiunto con tanta difficoltà, richiamando il diritto degli uomini che vale sopra ogni legge.
Da scrittrici e filosofe, peraltro, l’eroina sofoclea è stata vista anche come emblema della resistenza e della lotta per i diritti delle donne. Quello di Antigone, insomma, è un mito perenne che trascende il suo autore, il luogo e il momento storico in cui è stato concepito e assume un valore universale. Innumerevoli sono le riscritture, le rivisitazioni, le reinterpretazioni che nel corso dei secoli sono state date di questo capolavoro (famose, nel Novecento, quelle di Bertolt Brecht e di Jean Anouilh).
Una recentissima versione di esso è Antigone. Cronache da un teatro di guerra, dovuta a Luca Simonelli e Giuseppe Pambieri, andata in scena, con la regia di Lia Tanzi, giovedì 20 agosto 2015 presso il Teatro Romano di Lecce, gremito in ogni ordine di posti. Con questo spettacolo si è inaugurata la I edizione della Rassegna “Mitika. Teatro e mito nella contemporaneità”, che si propone di presentare una selezione di opere ispirate al mito e al dramma classico, sotto la direzione artistica di Carla Guido.