Una mostra collettiva tra arte e filosofia nell’era del “metaverso” e dell’arte virtuale degli NFT.
di Raffaele Gemma
In un’era sempre di più dominata dal cosiddetto progetto del “Metaverso”, cui le più importanti aziende multinazionali della comunicazione digitale, da Meta Platforms Inc. a Facebook, da Microsoft ad Apple, si stanno interessando in maniera crescente, in un’epoca in cui anche il mondo della musica e dell’arte sono progressivamente pervasi dagli NFT (non-fungible token), così come il mondo finanziario dalle criptovalute (Bitcoin ed Ethereum prime tra tutte), ha un senso parlare ancora di filosofia, cercando di coglierne eventuali attinenze con il mondo dell’arte contemporanea? Ed assumendo questo atteggiamento non si rischia forse di venir tacciati di anacronismo, dal momento che nel mondo dell’arte sembrano prendere corpo i germi di questa nuova tendenza capace di attrarre tutti gli operatori del settore, galleristi, collezionisti, mercanti, artisti, di pari passo con un interesse decrescente verso tecniche artistiche tradizionali, moderne fino a ieri ma considerate da molti non più contemporanee e, quindi, ormai da relegare nella storia? Tutto nasce da Beeple, al secolo Mike Winkelmann, che nel marzo del 2021 vende in un’asta da Christie’s la sua opera NFT Everydays:The First 5000 Days per 69 milioni di dollari. Da quel momento tutti parlano di crypto-art ed il sistema del commercio artistico appare alquanto scosso, al punto che si organizzano dei corsi dedicati, dove si discute di opere NFT, di piattaforme blockchain, di codici, di certificati di proprietà e dei relativi metodi di pagamento, non più usuali ma quasi esclusivamente in criptovalute. C’è il dubbio che si tratti dell’ennesima manovra speculativa ed in effetti la forte oscillazione subita dal castello degli NFT (e delle criptovalute), in conseguenza dei colpi della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi, potrebbe indurre a pensare a questo. Appare lecito quindi porsi degli interrogativi sulla solidità o transitorietà di questo nuovo fenomeno. D’altra parte le anticipazioni di Marshall Mc Luhan sui media e sui cambiamenti sociologici indotti da essi si sono rivelate inesorabili già per la televisione e la radio, quando questi parlava di annichilimento del cervello umano dato in pasto ai manipolatori della comunicazione in ragione del profitto. Perché allora dovrebbe essere altrimenti per la tecnologia digitale ed il mondo del web?