di Antonio Devicienti
… anche se, lo si ricordi, questi sentieri bellissimi e armoniosi inventati dal genio di Dimitris Pikionis non esisterebbero senza la competenza e la bravura delle maestranze che hanno tagliato, sagomato, posato le migliaia di tasselli che luminosi uniscono l’Acropoli al nostro tempo di viandanti.
Escludo volutamente da questo discorso moltissimi dei turisti che si aggirano tra gli spazi dell’Acropoli perché incapaci di vedere.
Ma i viandanti che ancora conoscono l’arte antichissima dell’andare sanno guardare anche davanti ai propri piedi e riconoscono in Pikionis uno di loro: lastricati di linee e geometrie che assorbono e restituiscono la luce di Atene, frammenti di pietre, di marmi, di vasellame che accolgono i passi e lo sguardo assecondandone il bisogno di bellezza. Avanzi e scarti che si fanno armonia e si fanno andare.
Attraverso i luminosi boschi di olivastri e oleandri i sentieri di Pikionis si sono posati come a disegnare un andare, scrittura di direzioni e soste. Ogni viandante riscrive per sé e per i suoi eventuali compagni questi tracciati che, esattamente come i righi delle pagine dei libri, resterebbero muti se non ci fosse qualcuno che li percorre (li legge), li ricorda, li segue sentendo con i piedi le irregolarità della pavimentazione, vedendo con gli occhi gli addensamenti di ombra o di luce tra le intermessure e nelle scalfitture.