di Antonio Lucio Giannone
2. Un Diario spagnolo inedito: il Quaderno verde
Ma passiamo ora al Quaderno verde che è l’oggetto specifico di questa relazione e che ho scelto di analizzare proprio per questa occasione, essendo il diario delle prime settimane di permanenza in Spagna. Com’è noto, Vittorio Bodini nell’ottobre del 1946 ebbe una borsa di studio di sei mesi dal Ministero degli esteri spagnolo per svolgere attività di ricerca presso l’Istituto italiano di cultura di Madrid. Lo comunicava con grande entusiasmo e con la consueta ironia a Macrì in una lettera del 6 ottobre di quell’anno: «Carissimo, ho avuto una fortuna insperata. Pensa che oggi il Ministero degli Esteri mi ha comunicato che la mia destinazione è cambiata: vado a Madrid. Se continuo di questo passo mi fanno rettore magnifico».[1] Bodini aveva incominciato da qualche anno a occuparsi, su giornali e riviste, di letteratura spagnola e a tradurre poeti e narratori. Già sul settimanale leccese Vedetta mediterranea, nel 1941, aveva tradotto due poesie di Juan Ramón Jiménez e Juan Larrea, ma questa attività si intensifica durante gli anni di permanenza a Roma, dal 1944 al ‘46, allorché collabora a vari periodici e riviste letterarie della capitale, traducendo, ad esempio, Miserere, un racconto di Gustavo Adolfo Bécquer, il Teatrino di don Cristobal, di Federico García Lorca, di cui poi tradurrà tutto il teatro, e ancora testi di Lope de Rueda, Gabriela Mistral, Rafael Alberti, alcuni sonetti di Dionisio Ridruejo e ancora, sulla rivista romana Poesia, diretta da Enrico Falqui, nel 1946, nel numero cinque, tutto dedicato alla poesia spagnola contemporanea, composizioni di Gerardo Diego, Lorca, Rafael Alberti, José Moreno Villa, Pedro Salinas, Vicente Aleixandre, Manuel Altolaguirre e Ridruejo. È importante ricordare anche che negli anni romani (1944-‘46) Bodini matura il suo definitivo abbandono dell’ermetismo, che non riteneva più adeguato ai tempi profondamente cambiati dopo la seconda guerra mondiale.
Appena giunse a Madrid, il 23 novembre del 1946, Vittorio Bodini incominciò a stendere un diario, rimasto inedito, il Diario spagnolo, scritto con una grafia minuta ma abbastanza leggibile su un quadernetto e su un “blocco notes”, entrambi conservati nell’Archivio Bodini, custodito presso la Biblioteca Centrale dell’Università del Salento. Il primo, di cc. 94 non numerate, va dal 23 novembre al 14 dicembre 1946 ; il secondo, di cc. 50 non numerate, dal 14 dicembre al 6 gennaio 1947, con una Nota aggiuntiva del 20 gennaio. Perché Bodini chiamò «verde» questo quaderno? Lo chiariva all’inizio, proprio il 23 novembre, nella prima pagina: intanto, scriveva, «per l’occasione materiale della sua copertina», ma anche perché «Il verde è troppo importante per la letteratura spagnola, non solamente per le calze di Don Gil o per Lorca». Aggiungeva che avrebbe appuntato lì «impressioni e discorsi letterari come si trattasse d’una corrispondenza di viaggio, con tutta la precarietà e la possibilità d’errori che un tal metodo comporta, dei quali errori non è detto che non possa accorgermi via via che mi andrò internando entro questa nazione poetica, e conseguentemente rivederli e correggerli».