di Pietro Giannini
Potrebbe sembrare azzardato aver dato a questo “libriccino” (come lo definisce lo stesso Autore) il titolo Io, Saffo, con il sottotitolo “Un’interpretazione del Canzoniere”. Sappiamo, per informazione scolastica, che non di un “canzoniere” alla maniera petrarchesca si tratta e che questo titolo può essere applicato ai componimenti di Saffo solo per il fatto che le sue poesie erano effettivamente cantate. Per il resto sappiamo che i suoi canti erano eseguiti all’interno del ‘tiaso’ (termine con cui si suole designare il ‘circolo’ femminile che ruotava intorno a Saffo) in occasioni di vario genere che vedevano la presenza delle ragazze che ne facevano parte. Avevano dunque una dimensione comunitaria, che è ben lontana da quella personale e intima della lirica moderna.
Tuttavia il titolo ha una sua giustificazione perché mette l’accento sulla dimensione personale della poesia di Saffo: pur interpretando sentimenti comuni, l’io di Saffo è decisamente il protagonista dei suoi componimenti più noti. Se questa dimensione sia il frutto di una ‘evoluzione spirituale’ con cui la personalità del poeta emerge dall’anonimato della poesia epica, oppure sia dovuta all’occasione ‘privata’ della poesia lirica in confronto a quella ‘pubblica’ dell’epica può essere oggetto di discussione. Sta di fatto che è la prima volta che una personalità poetica emerge con tanta forza dai suoi componimenti (e non è un caso che un analogo fenomeno si verifichi nel quasi contemporaneo Mimnermo di Colofone, una città a breve distanza dall’isola di Lesbo).
Tutte queste considerazioni costituiscono il sottofondo implicito del lavoro di Erasmo Pallara, che è stato a lungo docente di latino e greco nel Liceo “G. Palmieri”, con larga esperienza del metodo storico-filologico. Ma egli è voluto andare oltre questo approccio ed ha voluto proporre non una ‘traduzione’, ma una ‘interpretazione’ dei frammenti di Saffo. L’interpretazione, si sa, lascia all’interprete una maggiore libertà di azione. E l’Autore la rivendica nella Premessa “Al lettore” anche in ragione della frammentarietà di molti testi che, senza questa libertà, non sarebbero pienamente comprensibili. Se poi vogliamo cercare la chiave della sua interpretazione, la possiamo trovare nelle sue stesse parole: “Saffo sente la sottile, profonda malìa della bellezza e la ricerca ovunque si mostri al suo sguardo: dalla volta celeste al mondo della natura, al mondo umano, in qualsiasi altra cosa che susciti in lei ammirazione e stupore”.