Un altro motivo di questa “dimenticanza” sta nella limitata conoscenza della produzione letteraria di Bodini anche da parte degli studiosi, i quali, fino a poco tempo fa, erano al corrente, nel migliore dei casi, soltanto dell’opera poetica. Questo, perché Bodini, morendo prematuramente, a soli cinquantasei anni, non ebbe il tempo di sistemare e raccogliere in volume gli altri suoi scritti. L’ultimo anno di vita, ad esempio, aveva proposto a Einaudi un libro di racconti, ma questo progetto, a causa della morte, non si poté realizzare. Al momento della scomparsa, insomma, i racconti, i reportage, le prose di memoria, di critica letteraria e d’arte, fondamentali per comprendere la sua poesia ma validi anche in sé, erano rimasti ancora dispersi su giornali e riviste e quindi praticamente sconosciuti.
Ma anche l’opzione tematica principale della sua opera, il Sud, a mio avviso, lo ha penalizzato in Italia, avendo ingenerato equivoci e fraintendimenti anche tra i critici più autorevoli che l’hanno scambiato spesso per un poeta del “colore” meridionale, non accorgendosi che il Sud in Bodini è una sua originalissima “invenzione”, come egli stesso rivendicò in una lettera inviata il 1° febbraio 1950 a Oreste Macrì,: «Ora questo Sud è mio; mio come le mie viscere; e io l’ho inventato»[2]. Questo tema, infatti, assume molteplici significati e si sostanzia di una riflessione storica, sociale, antropologica, esistenziale, che conferisce alla poesia bodiniana un notevole spessore e dà ad essa una sorprendente attualità e un valore universale. Non a caso, il Sud diventa per lui una scelta definitiva e acquista una valenza ancora più ampia e complessa dopo un’altra fondamentale esperienza europea, proprio la prima permanenza in Spagna, dove si trattiene dal novembre del 1946 all’aprile del 1949, con un intervallo romano nell’estate del ‘47. Qui infatti, con la guida ideale di Lorca, si immerge nella realtà più profonda e segreta di quella nazione, “trovando”, come scrisse egli stesso nella poesia Omaggio a Góngora,[3] il “suo” Sud, attraverso la scoperta delle numerose affinità tra Salento e Spagna.
L’Università del Salento è impegnata da tempo nello studio e nella valorizzazione dell’opera dello scrittore anche perché possiede il suo ricco Archivio donato dalla vedova, Antonella (Ninetta) Minelli, nei primi anni Novanta del secolo scorso. L’Archivio, conservato nella Biblioteca Centrale, ha permesso in tutti questi anni di proseguire nel lavoro di studio e di indagine iniziato da illustri italianisti dell’Ateneo leccese, in primo luogo da Donato Valli, che pubblicò un profilo critico di Bodini subito dopo la sua scomparsa. Chi scrive cura presso le edizioni Besa una collana interamente dedicata a lui, la “Bodiniana”, nella quale finora sono usciti dieci titoli: raccolte di scritti dispersi, edizioni commentate delle sue raccolte poetiche, carteggi con poeti e narratori italiani. L’ultimo titolo della collana sono gli Atti del Convegno organizzato nel dicembre 2014, in occasione del centenario della nascita, a Lecce e a Bari.
Ma vediamo ora brevemente i momenti principali della fortuna critica di Bodini e la situazione editoriale delle sue opere. Si può dire che fino a tutti gli anni Cinquanta, Bodini era ancora al centro della società letteraria italiana e anche uno dei poeti più in vista e originali della sua generazione, come dimostra anche il ricco carteggio conservato nell’Archivio. Egli era in rapporto con numerosi scrittori, poeti, intellettuali italiani e stranieri (soprattutto spagnoli) con i quali aveva stretto intensi sodalizi. Alcuni di questi carteggi (con Luciano Erba, Leonardo Sciascia e Vittorio Sereni) sono stati pubblicati nella collana “Bodiniana”, ma resta ancora molto da fare in questo campo. Nel 1959 si trasferì a Roma, ma negli ultimi dieci anni si dedicò prevalentemente all’attività di ispanista e di traduttore, oltre che di docente universitario, mettendo un po’ da parte quella creativa o comunque coltivandola in maniera più ridotta (nel 1967 pubblica solo Metamor con Scheiwiller, ma di quest’ultimo periodo sono rimaste inedite alcune raccolte poetiche, pubblicate postume). Già da allora quindi si appartò dal dibattito più vivo in campo letterario e venne perciò un po’ dimenticato, tanto è vero che nella Poesia italiana del Novecento, del 1969, pubblicata da Einaudi, a cura di Edoardo Sanguineti, il suo nome non figurava. Anche nella successiva importante antologia d’autore, quella di Pier Vincenzo Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, (Mondadori, 1978), egli era assente, e così pure nelle successive, Poeti italiani del secondo Novecento, a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi (Mondadori, 1996) e Antologia della poesia italiana. Novecento, diretta da Cesare Segre e Carlo Ossola (“Biblioteca della Pléiade”, 1999).
Intanto i letterati amici cercavano di tenere vivo il suo nome facendone conoscere le opere. Nel 1972, nella collana “Lo Specchio” della Mondadori, esce il volume Poesie, con una Introduzione di Oreste Macrì che pubblicava tutte le raccolte di Bodini edite in vita e quelle rimaste inedite, Zeta, La civiltà industriale o Poesie ovali e Collage. Nel dicembre 1980, per i dieci anni dalla scomparsa, viene organizzato un importante Convegno sui vari aspetti della sua opera tenutosi presso le Università di Roma, Bari e Lecce. In occasione del Convegno citato, apparve la raccolta La lobbia di Masoliver e altri racconti, a cura di Paolo Chiarini (Scheiwiller, 1980) che, comprendeva alcuni dei racconti più significativi della produzione narrativa bodiniana scritti fra il 1940 e il 1969, rimasti dispersi su riviste e giornali, e faceva scoprire quest’altro aspetto della sua attività. Quattro anni dopo, nel 1984, esce il volume degli Atti dei Convegni dell’80, dal titolo Le terre di Carlo V, a cura di Oreste Macrì, Ennio Bonea e Donato Valli, apparso con l’editore Congedo di Galatina, articolato in quattro sezioni: Poesia, Tra prosa e critica, Ispanismo e impegno civile, Testimonianze. Questo volume, in effetti, pur essendo ricco di contributi di rilievo, non ebbe un’adeguata diffusione e la situazione non cambiò molto per quanto riguarda la conoscenza in Italia dell’opera bodiniana. Un anno prima intanto, nel 1983, nella collana economica più diffusa in Italia, gli “Oscar” Mondadori, era uscito il volume Tutte le poesie (1932-1970), curato sempre da Macrì, che contiene appunto tutta la produzione in versi di Bodini, edita e inedita. Questo volume ebbe un notevole successo di vendite, ma la Mondadori dopo qualche anno lo ritirò dalla circolazione e mandò al macero tutte le copie rimaste. Ora questo volume è disponibile presso le edizioni Besa di Nardò dove è stato ristampato più volte. Sempre nel 1984, lo storico Fabio Grassi pubblicò, con l’editore Milella di Lecce, I fiori e le spade, un’antologia di prose molto eterogenee tra di loro (articoli di argomento politico e sindacale, prose memoriali, scritti letterari, cronache giornalistiche dalla Spagna, inchieste, recensioni, ecc.), unificate dal sottotitolo Scritti civili, che coprivano un arco di tempo molto ampio, dal 1931, anno dell’esordio dello scrittore diciassettenne, al 1968, quasi quindi fino alla fine dell’attività e della vita di Bodini. Fra l’altro, questo volume uscì in una collana di saggistica storica e quindi non giovò molto alla fortuna dello scrittore.
Per quanto mi riguarda, nel 1987 raccolsi i reportage dalla Spagna, dispersi anche questi su vari giornali, in un volume dal titolo Corriere spagnolo pubblicato dall’editore Manni di Lecce. Nel 2013 è stato ristampato con l’aggiunta di alcune lettere inedite dello scrittore, nella già citata collana “Bodiniana”. Questa collana venne inaugurata nel 2003 con un’altra raccolta di racconti e prose, dal titolo Barocco del Sud, che comprende scritti composti, per la massima parte, dal 1950 al 1952, rimasti anche questi dispersi e che sono fondamentali per conoscere la poetica dello scrittore. La “Bodiniana” è arrivata attualmente, come s’è detto, a dieci titoli e comprende: edizioni commentate delle tre raccolte poetiche di Bodini pubblicate in vita, La luna dei Borboni (1952), Dopo la luna (1956) e Metamor (1967), a cura di Antonio Mangione; i carteggi di Bodini con tre importanti scrittori italiani, già citati: Luciano Erba, a cura di Mara Barone; Leonardo Sciascia, a cura di Fabio Moliterni; Vittorio Sereni, a cura di Simone Giorgino. Nel settore della prosa, oltre ai volumi già citati, Barocco del Sud e Corriere spagnolo, è stato pubblicato Il fiore dell’amicizia, un romanzo giovanile rimasto inedito in vita, curato da Donato Valli e pubblicato sulla rivista di una banca salentina, rivisto nel testo e ristampato nel 2013 con una mia Premessa. Nel 2017 è uscito pure un altro Carteggio, quello con Oreste Macrì (In quella turbata trasparenza), a cura di Anna Dolfi, presso la casa editrice Bulzoni di Roma. Inoltre, sempre nella “Bodiniana”, qualche mese fa, come s’è detto, sono apparsi i due tomi, a cura dello scrivente, degli Atti del Convegno, organizzato a Lecce e Bari nel dicembre 2014, in occasione del centenario della nascita, che speriamo possano diffondere e far circolare tra gli studiosi il nome del nostro scrittore.
Questa, in rapida sintesi, la situazione editoriale delle opere di e su Bodini. Manca ancora la raccolta completa dei suoi racconti, di altri scritti rimasti inediti e dispersi, e delle prose critiche alla quale sto lavorando e che permettono di avere un’idea più precisa della sua collocazione nel panorama letterario di metà Novecento. Perché un altro motivo della scarsa fortuna critica di questo scrittore è anche la difficoltà di collocare la sua opera in versi e in prosa in una corrente precisa (ermetismo, neorealismo, surrealismo, sperimentalismo, neoavanguardia), a causa della sua eccentricità, del suo essere fuori, in fondo, da tutti i movimenti che ho nominato prima, pur avendoli attraversati ed essendo stato influenzato da essi, in misura più o meno maggiore.
[In Palabras tendidas: Vittorio Bodini entre
España e Italia, a cura di Juan Carlos de Miguel y Canuto, Valencia,
Universitat de València, 2020; poi in A.L. Giannone, Ricognizioni
novecentesche. Studi di letteratura italiana contemporanea, Avellino,
Edizioni Sinestesie, 2020]
[1] V. Bodini, Corriere spagnolo (1947-1954), a cura di A. L. Giannone, Besa, Nardò 2013, p. 34.
[2] V. Bodini, O. Macrì, “In quella turbata trasparenza”. Un epistolario 1940-1970, a cura di A. Dolfi, Bulzoni, Roma 2016, p. 234.
[3] V. Bodini, Tutte le poesie (1932-1970), a cura di O. Macrì, “Oscar” Mondadori, Milano 1983, p. 131; ristampa, Besa, Nardò 1997.