di Antonio Lucio Giannone
All’inizio di questa mia relazione, non posso non far notare che questa è la prima volta in cui si svolge una Giornata di studio su Vittorio Bodini in Spagna, che egli considerava, come scrisse in una lettera al critico Giacinto Spagnoletti, il 21 dicembre 1946, appena arrivato a Madrid, «la sua seconda patria, forse la prima in un certo senso».[1] Alla Spagna Bodini, com’è noto, ha dedicato gran parte della sua attività letteraria come studioso e traduttore di alcuni classici, antichi e moderni, della letteratura spagnola (da Cervantes, Góngora, Calderón e Quevedo fino a Lorca, Salinas, Larrea e Alberti, tanto per fare alcuni nomi) in volumi ancora oggi fondamentali per conoscere questi autori in Italia. Ma Bodini è stato anche lo scrittore italiano contemporaneo che più ha risentito l’influenza della letteratura spagnola, soprattutto dei grandi poeti del Novecento. Per questo era giusto rivolgergli una specifica attenzione anche in Spagna. Di questo bisogna dare atto ai professori Juan Carlos de Miguel e Irene Romera Pintor che hanno organizzato, presso l’Università di Valencia, queste due Giornate internazionali di studio dedicate, la prima, proprio a Vittorio Bodini, e, la seconda, alla Letteratura italiana del secolo ventesimo. Perciò desidero approfittare di questa occasione per fare brevemente il punto sulla situazione degli studi su Bodini, dal momento che tocca a me dare inizio ai lavori della prima sessione.
- Il “caso” Bodini
Vittorio Bodini nacque a Bari il 6 gennaio 1914 da una famiglia di origine e tradizioni leccesi, e morì a Roma il 19 dicembre 1970. Poeta, narratore, saggista, ispanista e traduttore, ha fondato e diretto la rivista L’esperienza poetica (1954-1956) e ha insegnato a lungo Lingua e letteratura spagnola presso le Università di Bari e di Pescara. Bodini è uno dei maggiori poeti italiani di metà Novecento, ma purtroppo la sua opera è ancora poco nota in campo nazionale e il suo nome figura raramente nelle storie letterarie, nelle antologie e nei manuali scolastici. Molteplici sono le ragioni di questa sorta di damnatio memoriae che lo ha colpito dopo la morte. La prima è che proprio la fama dell’ispanista e del traduttore, in Italia, ha messo un po’ in ombra la sua produzione creativa. Le sue traduzioni e, in particolare, quelle del Don Chisciotte, di Tutto il teatro di Lorca, dei Poeti surrealisti spagnoli, sono ritenute ancora oggi esemplari e vengono continuamente ristampate dall’editore Einaudi.