di Guglielmo Forges Davanzati
In Italia e nell’Unione Europea l’inflazione è trainata soprattutto dall’aumento del prezzo dell’energia e da altri beni ad alto contenuto di importazioni e si assesta all’8.4% (a fronte del 9.1% della media europea). Le merci con un basso contenuto di importazione contribuiscono all’inflazione per appena l’1%. È vero che i primi segnali di aumento di prezzi si sono avuti prima del febbraio 2022, ma è anche vero che la guerra russo-ucraina, con la conseguente restrizione dell’offerta di energia (gas in particolare), è stata la principale causa di livelli così elevati di inflazione. In più, contrariamente a un’opinione diffusa, l’inflazione non dipende da aumenti dell’offerta di moneta: per comprenderlo, può essere sufficiente richiamare il dato per il quale a fronte di un’immissione di liquidità da parte della BCE negli ultimi sette anni pari al 20% del Pil europeo, il tasso di inflazione è stato contenuto entro il 2%.Come ha riconosciuto “The Economist”, il più autorevole giornale finanziario al mondo, le sanzioni, al momento, hanno prodotto il principale effetto di impoverire gran parte della popolazione europea, con danni non particolarmente gravi e comunque inferiori a quelli attesi nell’economia russa. Nei primi cinque mesi del 2021, l’avanzo commerciale della Russia è stato di 49,5 miliardi di dollari USA. Nei primi cinque mesi del 2022 è stato di 168,4 miliardi. Si tratta di un aumento di 118,9 miliardi, di cui 95,3 miliardi provengono da maggiori esportazioni e 23,4 miliardi da minori importazioni. Il boom del saldo commerciale e del rublo russo è prevalentemente dovuto alle esportazioni. In altri termini, contro ogni ragionevole previsione, le sanzioni hanno triplicato gli afflussi valutari nel Paese sanzionato e non hanno procurato i danni sperati all’economia russa. Il Ministro Cingolani ha recentemente dichiarato: “l’aumento dei prezzi ha favorito i russi perché ci hanno dato meno gas a prezzo più alto; quindi, ci davano meno materia e continuavano a introitare un sacco di soldi con cui finanziano la guerra”. È stata la guerra (in particolare le contromisure della Russia alle sanzioni NATO) a generare l’impennata dei prezzi. Una buona prova di ciò è dato dal fatto che i Paesi che non hanno imposto sanzioni alla Russia (Cina, India, Indonesia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Brasile, Argentina e Turchia), con eccezione di Argentina e Turchia, sperimentano un tasso di inflazione mediamente inferiore rispetto a quello sperimentato nei Paesi che hanno imposto sanzioni.