Leggerezza e bellezza per l’assedio del tempo

Forse esiste una relazione fra leggerezza e bellezza. Una bellezza pesante non esiste. Un’imponente statua di marmo ha la stessa pesantezza di una foglia che si stacca dal ramo e va a riposarsi tra le pietre di un muretto a secco.

La bellezza è leggera nella sostanza e nell’apparenza.

Allora si dovrebbero cercare forme ed espressioni di bellezza in ogni tempo, forse. In ogni giorno del tempo che si è avuto in comodato d’uso. In quello che si fa e in quello che si pensa. Nelle faccende che si disbrigano in un’ora, in un minuto,  e in quelle che coinvolgono ogni istante di tutta la vita e che non si riesce mai a disbrigare. Nel presente, nel passato, nell’immaginazione del futuro. Nel piacere per quello che si comprende e nel dispiacere per quello che non si potrà comprendere mai. In quello che si ha intorno e in quello che è lontano.

C’è una relazione tra leggerezza e bellezza. Ignorare, trascurare, rifiutare la bellezza, o rinunciare a cercarla, comporta il negarsi la possibilità di leggerezza.     

Ancora Calvino (è veramente e assolutamente ineludibile) riprende la novella del Decameron in cui si racconta di Guido Cavalcanti che con un salto si sottrae ad una brigata che intendeva dargli seccatura per il fatto che, nonostante fosse ricco ed elegante, non accettava mai di far baldoria con la jeunesse dorée fiorentina.

Dice che se volesse scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi del nuovo millennio sceglierebbe quella dell’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene  il segreto della leggerezza, “mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite”.

Le Lezioni furono scritte nel 1984; uscirono postume quattro anni dopo. Sono passati poco meno di quarant’anni. Nei quasi quarant’anni che sono passati

è cambiato tutto: è cambiato il mondo. Le espressioni di vitalità rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante si sono diffuse e amplificate a dismisura. Probabilmente in modo irreversibile. Per cui forse diventa inevitabile domandarsi se si deve cercare una bellezza anche nella amplificazione della vitalità fragorosa, strepitante. Falsa. Forse diventa inevitabile rispondersi che non si può fare a meno, che la strada è obbligata. Si deve cercare la bellezza in tutto quello che i tempi propongono, o impongono. Non c’è alternativa. Però, poi, di tanto in tanto, ci si può anche avventurare in una fuga dal castello sotto assedio. Nottetempo. Potrebbe essere un modo per salvarsi la vita,  almeno per qualche ora.   

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, domenica 4 settembre 2022]

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