di Ferdinando Boero
Faccio outing: voterò il Movimento 5 Stelle. Non l’ho mai fatto prima. Al tempo della TAP non condivisi l’avversione a priori e fui attaccato dai NO TAP anche con scritte sui muri dell’Università dove lavoravo. Consideravo, allora, il gas come il compromesso temporaneo più sostenibile, in attesa della piena realizzazione delle rinnovabili. I 5S erano portabandiera dei NO TAP. Queste incongruenze mi portarono a non votarli, ma convengo che siano un partito diverso dagli altri.
Da una parte, infatti, la sensibilità dei 5S per i problemi ambientali non è condivisa da alcun partito e, dall’altra, l’abilità negoziale di Giuseppe Conte ci ha messo a disposizione il PNRR, per attuare la transizione ecologica. Di più non si poteva fare. Lentamente ma decisamente i 5S sono passati dall’ottusa intransigenza alle costruttive alternative.
Approvo la scelta di Beppe Grillo di dedicare un ministero alla Transizione Ecologica, conferendo all’ex Ministero dell’Ambiente un potere discrezionale ragguardevole. Prima di questa scelta il Ministero dell’Ambiente era un vaso di terracotta in mezzo a tanti vasi di ferro.
Convengo che la scelta del nome sia giusta ma, nel vaso, contrariamente a quanto scritto sull’etichetta, c’è la transizione tecnologica e manca l’ecologia. Le tecnologie sono essenziali per la transizione ecologica, ma non bastano, ci vuole anche l’ecologia. Le dichiarazioni del ministro, con proposte tecnologiche contraddittorie, e con valutazioni negative sull’apporto dell’ecologia alla transizione ecologica, non sono state stigmatizzate dal M5S.