Nella mia classe di terza media si erano creati due schieramenti politici contrapposti: destra e sinistra. Poi c’era un terzo schieramento, silente o forse solo nolente, largamente maggioritario, che non esprimeva nessuna opinione. Io e Pippo eravamo i fautori convinti dello schieramento di sinistra, che per la verità non andava al di là delle nostre due magre persone. Ma due persone già sono una forza e questa forza ci bastò per fondare un giornale dal titolo “Stella rossa”, e un movimento, l’MSSR, acronimo del Movimento Scolastico Stella Rossa, con tanto di statuto declinato in decalogo che pubblicammo nella prima pagina del giornale. Questo infatti doveva essere l’organo ufficiale di propaganda del Movimento. Per battere a macchina gli articoli con numerosi strati di carta copiativa ci mettemmo molti pomeriggi, intrattenendoci a volte anche fino a tarda sera, evidentemente sottraendo molto tempo allo studio. In prima pagina, come ho detto, pubblicammo il decalogo del MSRR, nel quale dicevamo che la Rivoluzione era imminente e auspicavamo che gli uomini si unissero, cessassero le gravissime disuguaglianze sociali che dilaniano il mondo, la violenza e la guerra, che interi popoli non soffrissero più la fame e la sete e l’uomo smettesse di sfruttare l’altro uomo, ma lo aiutasse a vivere dignitosamente, ecc. Poi mi ricordo un articolo sull’eroica battaglia di Stalingrado ed uno sulle altrettanto eroiche Quattro Giornate di Napoli, entrambi sunteggiati dalle pagine di “Rinascita”, il settimanale fondato da Palmiro Togliatti, a cui mio padre era abbonato. E’ chiaro che i figli non sono mai insensibili ai suggerimenti dei genitori, e così accadde a noi. S’intende che i nostri oppositori fecero altrettanto. Non fondarono un movimento, ma certo fecero un giornaletto contrapposto al nostro – “Il Giornale di domani”, scimmiottando gli articoli di Indro Montanelli, come mi disse mio padre con un certo disprezzo. La tiratura di “Stella rossa” fu di circa dieci copie e così pure quella de “Il Giornale di domani”. Decidemmo di dare una copia ai nostri professori. Risultato: “Il Giornale di domani” fu lodato da tutti i professori, mentre “Stella rossa” non ebbe commenti immediati, ma ebbe conseguenze differite il giorno dopo, che si concretizzarono quando, durante la lezione, il bidello si affacciò sull’uscio della classe per annunciare pubblicamente che l’alunno Virgilio era atteso in presidenza. Poi seppi che la più devota delle mie professoresse si era sentita in dovere di mettere al corrente la preside del pericolo che la Scuola correva a causa della circolazione tra gli studenti di un giornaletto rivoluzionario; e dunque io ero convocato – e poi lo fu anche Pippo – per gli accertamenti del caso. Ma come era possibile che fosse stato fondato un movimento politico rivoluzionario nella sua scuola? E col quel nome, “Stella rossa”, che faceva subito pensare alle Brigate rosse che imperversavano nell’Italia di allora? Bisognava stroncare sul nascere un simile movimento, sopire lo scandalo!
In realtà, quando vide fare capolino dalla porta della presidenza un piccoletto dodicenne del tutto spaurito e col cuore in gola, rosso come un peperone, perché già capace di comprendere quale fosse la sua colpa, “Vieni avanti, Virgilio”, mi disse, e già abbozzava un mezzo sorriso sentendosi rassicurata dalla mia figura di sbarbatello, molto diversa da quella di un terrorista rivoluzionario, di quelli che apparivano in televisione, spesso dietro le sbarre. “Non credi che dovresti impegnare il tuo tempo nella preparazione dell’esame e non dissiparlo in questo modo?” aggiunse, agitando in aria il fascicolo di “Stella rossa” e poi gettandolo con disprezzo sulla scrivania. “La matematica, le scienze, il latino, l’Antologia… questo dovete studiare, di questo vi dovete occupare.” Disse “Antologia”, con marcato tono di voce che io oggi traduco con la maiuscola, come se fosse una materia di studio, mentre era solo uno dei libri di italiano, e su questa parola si fermò: “Sai tu che cosa significa e qual è l’etimologia della parola “Antologia”?” Io che per tutto il tempo non avevo detto una parola, scossi il capo in segno di diniego e lei allora mi spiego che la parola era composta da anthos che significa fiore e légo che significa io scelgo, due parole greche che presto avrei conosciuto se avessi frequentato il Liceo classico. Antologia, dunque, voleva significare un mazzo di fiori che qualcuno aveva legato insieme, così pensai. Voleva schiacciarmi sotto il peso della sua cultura e della mia ignoranza oppure, impietositasi davanti alla figura tremebonda del ragazzetto, intendeva dirottare il discorso dalla ramanzina alla didattica? Chi lo sa. Fatto è che io mi sentivo già molto schiacciato, e il risultato fu che ancor oggi nutro una certa ingiustificata idiosincrasia nei confronti delle antologie. Per me i fiori sono tutti belli e non amo sceglierne alcuni a discapito di altri. Mi rimandò in classe rassicurata e senza prendere provvedimenti a mio carico. La stessa procedura, separatamente, fu adottata per Pippo.
S’intende ch’io rimasi male perché mi ero molto impegnato col mio amico Pippo nella redazione del giornale e nella fondazione del Movimento, ed ora mi scoprivo colpevole di aver suscitato uno scandalo, in conseguenza del quale “Stella rossa” sarebbe rimasto un numero unico e il Movimento Scolastico Stella Rossa sarebbe stato bandito dalla scuola. La mia volontà si era rivelata una “cattiva” volontà agli occhi degli altri e il mio impegno per un mondo migliore aveva ricevuto un duro colpo di avvertimento.