Allora bisogna avere un senso forte dell’orientamento. Occorre saper scegliere la strada, con la consapevolezza che non si può dire che la strada più dritta sia sempre la più breve e che quella più breve sia sempre la migliore. Proprio no. Ci sono strade tortuose, sentieri, mulattiere che portano fino a cime dove non arriva nessun’ altra strada, che si possono percorrere soltanto a piedi, e affannosamente.
Allora non importa che la strada sia dritta o sia breve. Importa solo che sia la strada giusta. Importa solo imboccare il giusto varco. Ma per scegliere la strada giusta, per imboccare il giusto varco, bisogna effettuare una riflessione profonda, lucida, razionale, su quelle che sono le proprie intelligenze prevalenti, le proprie competenze concrete, i sogni che vengono ad occhi chiusi e aperti. Forse il segreto di ogni orientamento è proprio questo: conciliare il bisogno con il sogno, la strada da fare con il respiro sul quale si può confidare, l’entusiasmo per il viaggio con la consapevolezza della fatica che ogni viaggio comporta.
Orientarsi presuppone una capacità di guardarsi intorno e di decodificare e comprendere gli scenari culturali, le logiche del mercato, le richieste dei contesti di lavoro.
Uno che vuole, che ha necessità di orientarsi, deve acquisire una metodologia che gli consenta di identificare i bisogni, gli interessi, le capacità, le attitudini, di operare scelte coerenti con quelle che sono le sue visioni del mondo, del sé e dell’altro, senza – possibilmente – operare forzature della sua personalità e della sua identità. Alla capacità di orientamento è subordinata – in larga parte – la realizzazione del suo progetto di lavoro e, quindi, di vita.
Poi, la scelta di una strada comporta la rinuncia ad un’altra: non solo ad una opposta ma talvolta anche ad una compatibile. Le scelte non sono mai totalmente libere: sono vincolate, condizionate dai fattori individuali o contestuali. Allora occorre saper mettere in relazione propositiva condizionamenti e vincoli con opportunità e risorse, occorre saper integrare la dimensione dell’entusiasmo del fare con quella del dovere di fare.
La costante ridefinizione dei percorsi è una delle condizioni inevitabili del viaggio. Ogni transito ha in sé, connaturato, il senso della ridefinizione, la trasformazione del programma, delle modalità con cui si realizza il cammino.
Non c’è età in cui si concluda l’esperienza del cammino e, quindi, la necessità dell’orientamento.
“Old men ought to be explorers”, dice Thomas Eliot nell’explicit di “East Coker”, uno dei suoi “Quattro quartetti”: i vecchi dovrebbero essere esploratori
Ma non si sarà esploratori se non si è appreso fin da bambini ad orientarsi per le strade che portano a nuovi territori , se non si è maturata quell’esperienza e quella competenza che consentono di oltrepassare le Colonne d’Ercole che giorno per giorno ci si ritrova durante il navigare.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, domenica 28 agosto 2022]