Manco p’a capa 105. Le tasse sono una cosa bellissima

Se, per ipotesi, io vivessi in coabitazione con tre persone, e magari contribuissi anche in maniera determinante al bilancio casalingo, potrei ritrovarmi, ogni sera, a dover lavare anche i piatti, oltre ad aver fatto la spesa. Basta che si voti… Chi lava i piatti stasera? I tre alzano la mano indicando me e, democraticamente, tocca sempre a me. Se mi oppongo, mi dicono che non sono democratico. È per questo che la democrazia esige pesi e contrappesi. Per esempio non si può indire un referendum che riguardi direttamente le tasse. Però Berlusconi può promettere di togliere l’Ici, Salvini può promettere la flat tax e altre amenità. Chi dice che le tasse sono una cosa bellissima è sicuro di perdere. Anche perché chi è costretto a pagarle magari pensa che potrà anche lui/lei non pagarle. Ma questo non è ovviamente possibile. I parassiti hanno bisogno di ospiti, non ci può essere un ecosistema dominato dai parassiti.

L’ecosistema Italia, da questo punto di vista, è molto sbilanciato verso il parassitismo. Se D’Alimonte ha ragione (e probabilmente ce l’ha, visto che è il migliore del mondo e scrive sul migliore quotidiano economico) è ovvio, secondo me, che il debito pubblico dipenda proprio da questo. Se cento consumano e solo cinquanta pagano il conto, il ristorante Italia prima o poi fallisce. Quello che in natura non può funzionare, non può funzionare in economia. Prima o poi i conti si pagano, e un principio dell’economia è che non esistano pasti gratis. La metà degli italiani che non paga le tasse consuma pasti gratis, pagati da chi non si può permettere di pagare due conti invece che uno soltanto, e deve fare debiti. Inoltre, gli stipendi diminuiscono, e quindi anche gli introiti fiscali. Colpire i furbi dovrebbe essere un obiettivo primario di tutti i partiti. Se lo fosse, i furbi non troverebbero un partito di riferimento e sarebbero esclusi dall’espressione di un voto che perpetui la loro furbizia. Ma i furbi, per definizione, sono furbi. Se non ci fosse un partito lo farebbero.

E infatti… i furbi si difendono dicendo che tutti rubano e che “sono tutti uguali”: l’argomento di Craxi quando fu colto con le mani nel sacco. Fu condannato in via definitiva e fuggì all’estero. Un martire del giustizialismo! I suoi figli sono candidati per perpetuare la sua visione, in compagnia della figlia di un martire della lotta ai furbi che si sono alleati con la mafia: il generale Dalla Chiesa. I furbi esistono solo se ci sono i fessi. I fessi, non essendo furbi, non si organizzano e non pochi arrivano anche a votare per il partito di chi li deruba.

La storia insegna che, ogni tanto, i fessi si incazzano. E questo porta a inutili bagni di sangue. I fessi dovrebbero farsi furbi, e colpire con il voto chi li frega. Guardate i nomi dei candidati e studiate la loro storia, non dovrebbe essere difficile distinguere i partiti dei furbi da quelli dei fessi. Io voterò per il partito dei fessi. Non sono mica fesso.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 25 agosto 2022]

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