di Gianluca Virgilio
Gli dice l’angelo: “Figlio mio, sappi che senza tuo volere sei stato formato, ora senza tuo volere vieni partorito, senza tuo volere morirai e senza tuo volere sei destinato a rendere conto davanti al re dei re dei re, il Santo, benedetto egli sia”.
Tanch., pequdei, 3, citato in Gli angeli nella letteratura giudaica classica, a cura di Giovanni Lenzi, 1.5.4 in Angeli. Ebraismo, Cristianesimo, Islam, a cura di Giorgio Agamben e Emanuele Coccia, Neri Pozza Editore, II edizione eBook 2009.
Anche se tutto ciò che desideriamo avvenisse, tuttavia ciò sarebbe solo, per così dire, una grazia del fato, poiché non v’è, tra volontà e mondo, una connessione logica che garantisca tale connessione, e comunque questa stessa supposta connessione fisica non potremmo volerla a sua volta”
Ludwig Wittgenstein, Quaderni 1914-1916, 5. 7. 16.
“JACQUES : N’est-il pas évidemment démontré que nous agissons la plupart du temps sans vouloir ?”
Denis Diderot, Jacques le fataliste et son maître, 286.
La volontà è intrinseca al nostro desiderio di vivere. Non c’è vita senza volontà. Nelle forme più estreme la volontà è desiderio di affermazione e di dominio, dunque, di sopraffazione -, anche quando si presenta nel modo più altruistico come desiderio di cambiare il mondo. Le forme del mondo cambiano impercettibilmente e incessantemente sotto l’azione congiunta di ogni vivente e noi partecipiamo di questa metamorfosi alla pari con gli altri viventi. E non parlo solo degli umani, ma proprio di tutti i viventi, animali e piante, nessuno escluso. Noi partecipiamo d’una continua metamorfosi della materia vivente, che non riusciamo a percepire se non molto parzialmente. Come la nostra percezione, così la volontà di ognuno di noi è molto limitata. L’ho imparato da bambino quando mia madre mi portava con sé per fare la spesa, ed io avevo mille richieste. Lei, le più volte, mi diceva la solita cosa che si dice ai bambini per farli stare zitti: “L’erba voglio cresce solo nel giardino del re”. Questa mi sembrava una grave ingiustizia, ma dovevo prendere atto di non essere un re e acquietarmi. Il che non mi impediva, alla prima occasione, di tornare a chiederle qualcosa.