C’è ancora “Spazio” nell’Arte figurativa (parte 1a)

di Massimo Galiotta


B. Magliani, Fichi, 2014, olio su tela, cm.50×40

L’arte intesa nella sua espressione tradizionale sta recuperando in quest’ultimo decennio il proprio scopo primigenio, la fondamentale capacità di comunicare con tutti. È come se stessimo vivendo un nuovo rinascimento di pari passo a una moderna forma di oscurantismo latente mascherato da quell’incessante progresso tecnologico che viviamo quotidianamente, ma che va a scapito della cultura vera, dell’istruzione e dell’effettiva evoluzione intellettuale della società contemporanea. L’arte, pittura e poesia in primis, sta compensando il gap socio-culturale generato, riprendendo tematiche che erano divenute ormai obsolete, ma che raccontavano e raccontano da sempre la vita di tutti. Le cause di questo ritorno al figurativo sono da ricercare negli avvenimenti passati, nel processo evolutivo che hanno avuto le arti soprattutto nel corso del Novecento.

Dal punto di vista storico è proprio nel secolo scorso, grazie anche all’avvento della macchina fotografica, che si è osservato un graduale e inesorabile lavoro di destrutturazione della materia artistica, la cosiddetta «ricerca», di una nuova identità, commerciabile suppongo, e quindi di una sua nuova forma che a forza di scomposizioni e reinterpretazioni, in una babele di correnti e movimenti, con una terminologia che si è mossa tra concettuale e astratto, ha modificato l’Arte cambiandone completamente il lessico e rendendola quasi “sgrammaticata”. Espressionismo, Futurismo, Astrattismo, Metafisica, Dadaismo, Surrealismo, Espressionismo astratto, Action painting, Color-field, Informale europeo, Minimalismo, Anti-form, Arte povera, Primitivismo, Pop art, Concettuale e Poesipittura sono solo alcuni dei movimenti (secondo alcuni studiosi di storia dell’arte la cifra si aggirerebbe all’incirca intorno alle 180 correnti nel solo XX Secolo) che hanno contribuito alla graduale riformulazione del pensiero artistico. Alcune sono state esperienze oggettivamente uniche, a volte eccezionali (soprattutto per certi percorsi individuali non classificabili con nessuna corrente storica), molte altre meri momenti di personale e discutibile visione di un’arte che non ha nulla di poetico e di compiuto.

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