di Gianluca Virgilio
Tommaso Fiore e gli amici salentini. A distanza di diciotto anni dal ritratto interamente dedicato a Tommaso Fiore (“Belfagor”, 45, luglio 1990, pp. 417-433), Franco Martina torna sull’argomento con Tommaso Fiore e gli uomini del Salento (“Belfagor”, 63, marzo 2008, pp. 171-190), un’attenta e ragionata rassegna delle amicizie “provinciali” dello scrittore di Altamura (1884-1973): Agesilao Flora, Cesare Teofilato, Luigi Corvaglia, Francesco Stampacchia, Cesare Massa, Vittorio Bodini, Giovanni Bernardini, Nicola Carducci, Salvatore Paolo e Rina Durante. Amicizie che attraversano tutto il secolo, ricche di implicazioni politiche e di dibattiti non sempre pacifici, con Fiore che non si stanca di ribadire due concetti: “1) che il compito degli intellettuali non è quello di fare i guardiani dei cimiteri; 2) che il liberalismo se è difesa solo della libertà per sé o è sterile o è ipocrita” (p. 184). Martina sulla questione ha avuto modo di riflettere a lungo, soprattutto a partire da quell’indimenticabile libro dal titolo Il fascino di Medusa. Per una storia degli intellettuali salentini tra cultura e politica (1848-1964) (Fasano, Schena, 1987), con risultati convincenti e purtroppo piuttosto trascurati da chi si esercita nella storia delle idee nel Salento degli ultimi due secoli. Ne è una riprova il fatto che “l’eredità di Tommaso, e di Vittore, Fiore è un programma civile e politico che occorre ancora realizzare” (p. 190), come scrive in conclusione Martina. E noi vi leggiamo una mal celata pena e un certo rimpianto di uomini che non ci sono più e dei quali si sente la mancanza.