Puglia: l’illusione dello sviluppo trainato dal turismo

Il turismo in Puglia non produce crescita perché non genera incrementi di produttività, perché i salari in quel settore sono molto bassi ed è elevata la presenza del sommerso. Vediamo.

  1. Nel confronto fra la dinamica del valore aggiunto per unità di lavoro fra settori produttivi emerge che la produttività del lavoro nel turismo pugliese è sostanzialmente stagnante e che è notevolmente più bassa di quella del settore manufatturiero. In più, la differenza fra gli andamenti del valore aggiunto per lavoratore nei due settori è crescente negli anni.
  • Questa dinamica si riflette nel dato sui salari medi. Come accade anche altrove, i dipendenti delle imprese turistiche guadagnano molto meno dei dipendenti delle imprese manufatturiere e i differenziali salariali intersettoriali risultano in aumento negli anni.

A ciò va aggiunta l’elevata presenza, peraltro in aumento negli anni, di flussi turistici non registrati, nella forma di case e appartamenti non censiti dagli enti di controllo, con attività sommerse e lavoro nero. E si constata che un segmento della domanda di servizi turistici, quantitativamente rilevante e crescente nel tempo, è intercettato da piattaforme di diritto estero – per esempio Booking – le cui prestazioni non hanno ricadute sul territorio significative per la crescita.

L’assenza di una politica di sviluppo industriale in Puglia – e la conseguente crisi della manifattura – ha radici lontane e se ne vedono gli effetti, con esclusione delle pur importanti presenze di imprese manifatturiere particolarmente nella cintura di Bari (che fungono da traino della crescita regionale, nel triangolo Bari-Brindisi-Taranto), in termini di bassa crescita della produttività e ristagno della domanda interna. Vale la pena ricordare, a riguardo, che un’industria diffusa sul territorio produce numerosi vantaggi rispetto al caso di una specializzazione produttiva basata, come oggi, sul turismo.

L’industria genera guadagni di produttività dal momento che lì si concentra l’attività di ricerca e sviluppo; attiva domanda per il terziario; genera beni esportabili e quindi fronteggia una domanda estremamente più ampia di quella con la quale si confrontano le sole attività turistiche. Si può anche richiamare il dato – certificato da recenti ricerche – per il quale sono fino a 5 i posti di lavoro che si vengono a creare nelle città americane per ogni nuovo addetto nelle professioni qualificate dell’industria e dei servizi ad esse assimilabili.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 9 agosto 2022]

Questa voce è stata pubblicata in Economia e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *