La giustizia di cui parla Atticus è quella per la quale “è peccato uccidere un passero”, come spiega a Scout pronunciando la frase che viene ripresa nel titolo originale dell’opera, “To Kill a Mockingbird” (“Uccidere un usignolo”): “I passeri non fanno niente di speciale, ma fa piacere sentirli cinguettare. Non mangiano le sementi dei giardini, non fanno il nido nelle madie; non fanno proprio niente, solo cinguettano”. La giustizia di cui parla Atticus è la giustizia degli indifesi, di chi viene guardato storto perché considerato diverso, di chi viene offeso solo perché debole. “Il buio oltre la siepe” sogna una giustizia ideale, un’uguaglianza assoluta, un posto al mondo “dove l’uomo dovrebbe essere al sicuro di trovare giustizia (…) di qualunque colore dell’arcobaleno sia la sua pelle”. “Il buio oltre la siepe” sogna un’aula di tribunale in cui, appunto, i colori non contano, in cui dall’accozzaglia di un grande arcobaleno di personalità, nazionalità, condizione sociale, storie, azioni, sentimenti, considerazioni, per ognuno, conti solo la purezza del proprio cuore.
[“Leccenews24”, 16 agosto 2020]