Segnalazioni bibliografiche II

di Gianluca Virgilio

Ecologia e religione. A distanza di appena un anno dal suo primo libro divulgativo, Ecologia della bellezza (Besa, Nardò 2007)), già da me segnalato in questa rubrica, Ferdinando Boero pubblica Ecologia ed evoluzione della religione, Controluce, Nardò 2008, pp. 215.

“Questo libro, però, non ha lo scopo di fornire una documentazione su come si sia evoluta la religione, si chiede invece perché si sia evoluta e abbia avuto così grande successo. Non mi interessa molto ricostruire quel che è avvenuto, con estremo dettaglio, mi interessa capire perché la nostra specie è religiosa, perché la religione è così diffusa in tutte le culture”. (p. 44) Per far questo Boero prende le mosse da alcune esperienze extranaturali, in cui degli spiriti (per fortuna benigni!) sono entrati in contatto con lui. Le sue esperienze extranaturali gli hanno fatto maturare la convinzione che “avere fede in uno spirito la cui esistenza è stata rivelata da qualcuno che lo ha visto, che è entrato in contatto con lui (e che magari è stato persino toccato da lui), è un primo passo per la costituzione di una religione” (p. 40). “Insomma, la religione è il marchio di fabbrica della nostra specie. Fa parte integrante della nostra cultura” (p. 48). A dare ragione a Boero c’è il fatto che pare non esistano e non siano mai esistiti popoli sulla faccia della terra che non abbiano sviluppato uno spirito religioso. La domanda che ne deriva, allora è: come si spiega l’universalità della religione e a cosa la religione serve? La risposta per Boero è che “l’uomo è un animale sociale e ha sviluppato la cultura proprio per comunicare, ed è forse proprio la religione il primo motore di questo processo. Tutte le culture umane hanno sviluppato una qualche forma di religione e spesso le manifestazioni culturali sono tutt’uno con quelle religiose.” (p. 54). Questa è poi la tesi cardine, “l’idea che ha portato a scrivere questo libro: la religione è la principale forma di cultura che l’uomo ha evoluto per agevolare e promuovere la socialità. Quanto più un individuo ha comportamenti sociali, tanto più sarà una “brava persona”” (p. 126). E tuttavia i riti lo annoiano né lo soddisfa alcuna religione istituzionalizzata in cui prevalgono gli intermediari religiosi, coi quali, purtroppo, talvolta occorre scendere a patti. Ma sentiamo Boero: “Usare dio come strumento di convinzione è una bestemmia. Ma non abbiamo altra strada che abbia un barlume di speranza. Allora forse dobbiamo scendere a patti con quei signori dagli strani vestiti, che parlano in strani edifici, dicono strane parole con una strana cadenza…” (p. 162). Ed io mi chiedo se non significhi “scendere a patti” anche la convinzione di Boero circa il ruolo del cristianesimo nella costituzione europea. Egli dice in proposito: “In questi mesi si sta discutendo moltissimo della costituzione europea, e molti chiedono a gran voce che vengano citate le radici cristiane dell’Europa. Non trovo che sia una richiesta bislacca. (…) Le nostre radici culturali sono nel cristianesimo…”. (p. 137). Forse, data la varietà e la complessità del nostro passato, varrebbe un supplemento di riflessione in proposito.

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