In questa occasione, quindi, il Centro ha inteso ricordarlo col presente volume, dedicato di proposito e interamente alla sua attività di italianista. Il libro, curato da due allievi di Rizzo, Fabio D’Astore e Marco Leone, raccoglie infatti contributi di amici e colleghi i quali passano in rassegna i principali filoni di ricerca da lui seguiti nel corso di quasi quattro decenni. Ne emerge il profilo di uno studioso che ha saputo affrontare, con metodo rigoroso e scientificamente fondato, autori e opere della letteratura italiana, dal Barocco al Novecento. Restano fuori dal volume altri aspetti della sua personalità, come il docente universitario che, prima come Direttore di Dipartimento e poi come Preside di Facoltà, si impegnò nella valorizzazione dei beni culturali del territorio, e l’appassionato promotore di manifestazioni culturali di vario genere.
Rizzo incominciò la sua carriera occupandosi di scrittori novecenteschi e, dopo la tesi di laurea dedicata alla poesia di Cesare Pavese, rivolse la sua attenzione all’opera di un altro narratore piemontese, Beppe Fenoglio, balzato clamorosamente all’attenzione di pubblico e critica dopo la sua morte. Egli fu, in assoluto, tra i primi a consultare le carte del Fondo dello scrittore conservate ad Alba presso la famiglia, esaminandole accuratamente in alcuni saggi che poi raccolse in un volume dal titolo Su Fenoglio tra filologia e critica (Lecce, Milella, 1976). Rizzo ebbe anche il merito di individuare, tra quelle carte, opere o spezzoni di opere ancora inedite che in parte poi avrebbe pubblicato in Un Fenoglio alla prima guerra mondiale (Torino, Einaudi, 1973). Sullo scrittore piemontese organizzò anche, nel 1983, presso l’Ateneo salentino, un Convegno nazionale di studi, i cui Atti uscirono col titolo Fenoglio a Lecce (Firenze, Olschki, 1984).
Successivamente si dedicò allo studio della letteratura dell’età barocca, pubblicando le opere di alcuni autori salentini come Ferdinando Donno (1979), Gianfrancesco Maia Materdona (1989), Giuseppe Battista (1991), Antonio Bruni (1993), messi in rapporto con la coeva cultura nazionale in una concezione policentrica della letteratura italiana, secondo l’impostazione della collana in cui apparvero, la “Biblioteca salentina di cultura”, edita da Milella di Lecce, poi divenuta “Biblioteca di scrittori salentini”, che uscì presso le Edizioni Congedo di Galatina. La collezione era diretta dal suo maestro, Mario Marti, dal quale Rizzo aveva appreso una metodologia di ricerca basata su un rigoroso accertamento filologico dei testi prima di qualsiasi ipotesi critica. Sempre in quest’ambito spiccano i lavori sul romanzo secentesco, sul quale egli organizzò anche un Incontro di studio presso l’Università di Lecce nel 1985, e l’edizione dell’opera di Scipione Errico, Le guerre di Parnaso (Lecce, Argo, 2004).
Nel corso della sua attività, Rizzo affrontò anche altri momenti e figure della letteratura italiana. Nel volume Settecento inedito fra Salento e Napoli (Ravenna, Longo, 1978), ad esempio, metteva in luce i fitti rapporti culturali esistenti tra la Terra d’Otranto e la capitale del Reame attraverso un ponderoso epistolario da lui ritrovato. In un altro, Tommaso Briganti inedito poeta romantico (Firenze, Olschki, 1984), faceva conoscere un giovane poeta romantico salentino, pubblicandone la raccolta di versi inedita. Nel secondo volume della Storia di Lecce, a cura di Bruno Pellegrino (Bari, Laterza, 1995), inoltre, tracciò un panorama della cultura letteraria salentina dal Seicento all’Unità d’Italia. Continuò a occuparsi periodicamente del prediletto Fenoglio e di altri autori novecenteschi, come Vittorio Bodini Negli ultimi tempi, infine, rivolse l’attenzione con alcuni saggi, raccolti poi in volume, anche all’opera di Giovanni Verga in vista dell’edizione critica del romanzo Il marito di Elena, mai realizzata.
Ma tutti questi argomenti, ai quali qui, di necessità, si è solo fugacemente accennato, sono trattati in maniera approfondita dagli studiosi che hanno accettato di collaborare al presente volume e che in tal modo hanno voluto rendere omaggio alla memoria di Gino Rizzo, al quale molti di essi, come lo scrivente, erano legati da profonda e sincera amicizia.
[In “Metodo e intelligenza”. Gli studi di Gino Rizzo tra filologia e critica, a cura di F. D’Astore e M. Leone, Galatina, Congedo, 2015]