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Napoli e Ferdinando Gregorovius. E’ sempre lì, la fascinosa sirena Partenope, distesa al sole lungo il litorale, affacciata sull’azzurro del golfo. Ho percorso in lungo e in largo le sue strade, dal Maschio angioino al Vomero, dai Quartieri spagnoli a Capodimonte, dalla lunga strada proveniente da Portici fino a Mergellina e oltre. Era l’anno 1988 ed io ero il fante trasmettitore della X compagnia, III battaglione di San Giorgio a Cremano, in libera uscita. Ed ecco che oggi, leggendo Ferdinando Gregorovius, Ricordi storici e pittorici d’Italia II, traduzione dal tedesco di Augusto di Cossilla, Manini, Milano 1872, pp. 164-165, l’intrico delle strade napoletane mi appare più che mai semplice e chiaro. Ferdinando Gregorovius, questo erudito viaggiatore tedesco dell’Ottocento, che merita ancora di essere letto, così riassume i tratti salienti della topografia della Napoli ottocentesca, ben riconoscibili ancor oggi nella città moderna: “… la città è come il centro, di dove in poco tempo si può andare a Pompei, ad Ischia, a Sorrento, a Portici, a Pozzuoli, a Baia, al Vesuvio, a Capri.
La folla si porta di continuo fuori di città, in tre diverse direzioni le quali costituiscono propriamente la topografia della città. L’una per la via Toledo, la grande arteria di Napoli, porta alla bella collina di Capo di Monte, alle vicine alture popolate di ville, ed all’ameno romitaggio di Camaldoli; la seconda e la terza, partendo entrambe dall’estremità di via Toledo portano lungo il mare, l’una girando intorno il porto ed alla Marinella, a Portici, a Pompei, ed al Vesuvio; l’altra per Chiaia, a Posillipo, ed oltrepassata la grotta presso quest’ultima, a Pozzuoli, ed a Baia. Sono queste le tre grandi strade di Napoli per le quali scorre di continuo quasi un fiume di persone, particolarmente nelle ore del pomeriggio, e della sera.”
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I pesci nuotano nell’acqua. Nuccio Ordine, L’utilità dell’inutile I 3, Bompiani, Milano 2013 (Prima edizione digitale), racconta: <<… all’inizio di ogni anno accademico mi piace leggere ai miei studenti un passaggio di un discorso tenuto da David Foster Wallace ai laureandi di Kenyon College, negli Stati Uniti. Lo scrittore – morto tragicamente nel 2008, a quarantasei anni – il 21 maggio 2005 si rivolge ai suoi studenti raccontando una breve storiella in cui sono egregiamente illustrati il ruolo e la funzione della cultura:
“Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: – Salve, ragazzi. Com’è l’acqua? – I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: -Che cavolo è l’acqua?”
Lo stesso autore ci fornisce la chiave di lettura del suo racconto: “Il succo della storiella dei pesci è semplicemente che le realtà più ovvie, onnipresenti e importanti sono spesso le più difficili da capire e da discutere”. [D. F. Wallace, Questa è l’acqua, a cura di Luca Briasco, traduzione di Giovanna Granato, Einaudi, Torino 2009, p. 143]. Come i due pesci più giovani, noi non ci rendiamo conto di cosa sia veramente l’acqua nella quale viviamo ogni minuto della nostra esistenza. Non abbiamo coscienza, infatti, che la letteratura e i saperi umanistici, che la cultura e l’istruzione costituiscono il liquido amniotico ideale, in cui le idee di democrazia, di libertà, di giustizia, di laicità, di uguaglianza, di diritto alla critica, di tolleranza, di solidarietà, di bene comune, possono trovare un vigoroso sviluppo.>>
Utile per iniziare a scuola un nuovo corso di letteratura.
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Da Adalberone di Laon a Diego Fusaro. Cambiano le forme del mondo, ma non cambia l’essenza delle cose. La metamorfosi continua ci inganna e noi facciamo fatica ad orientarci nel mondo. Ma ogni tanto qualcuno si accorge che le cose sono come sono sempre state, solo un po’ diverse nelle loro apparenze. E’ il caso di Diego Fusaro che in Signore global-elitario e Servo resiliente, in Odio la resilienza. Contro la mistica della sopportazione 4, ebook pubblicato per Rizzoli da Mondadori Libri S.p. A., Milano 2022, scrive: “Come abbiamo evidenziato in Storia e coscienza del precariato, la nuova società del feudalesimo finanziario e dell’impero del capitale senza confini richiama a tratti quella medievale. I bellatores dominano la produzione e conducono la loro quotidiana guerra dall’alto. I laboratores, ossia la classe del precariato, sono dominati e subalterni, subiscono l’estorsione del pluslavoro e la quotidiana violenza di classe dall’alto. Infine, gli oratores, vale a dire il nuovo clero postmoderno giornalistico e intellettuale, garantiscono che i laboratores restino subalterni, aderendo al progetto di classe dei bellatores, surrettiziamente contrabbandato, in termini ideologici, come interesse universale.”
Oratores, bellatores, laboratores, questi gli ordini che il vescovo Adalberone di Laon individuava nel suo Poeme au roi Robert del 1030. Fusaro, più di mille anni dopo, ne individua altri tre: intellettuali, guerrafondai, sfruttati: cosa è cambiato nel frattempo?
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I padroni della Terra. La smaterializzazione dell’esistenza delle masse umane va di pari passo con l’accaparramento delle terre da parte dei pochi super ricchi. A quelle si chiede di vivere in un mondo virtuale, questi invece comprano terra a più non posso.
Leggo in “Forbes” del 16 gennaio 2021: “The Land Report ha rivelato che Gates, il cui patrimonio è di quasi 121 miliardi di dollari secondo le stime di Forbes, ha costruito un gigantesco portafoglio di terreni agricoli sparsi in 18 stati. I suoi più grandi possedimenti sono in Louisiana (69.071 acri), Arkansas (47.927 acri) e Nebraska (20.588 acri). Detiene inoltre una partecipazione in 25.750 acri in fase di trasformazione a ovest di Phoenix, in Arizona, che diventeranno un nuovo sobborgo.”
Per intenderci, un acro corrisponde a 0,40468564224 ettari, il che vuol dire, solo per fare un esempio, che i 69.071 acri posseduti da Gates, solo in Louisiana, corrispondono a 27.952 Ettari.
Ancora: “In vetta alla classifica di The Land Report dei primi 100 proprietari terrieri d’America c’è il presidente di Liberty Media, John Malone, che possiede 2,2 milioni di acri di ranch e foreste. Il fondatore della Cnn, Ted Turner, è terzo, con due milioni di acri di ranch suddivisi tra otto stati. Perfino l’amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos, sta compiendo investimenti su larga scala in terreni: è al 25esimo posto in classifica, con i suoi 420mila acri, concentrati perlopiù nel Texas occidentale.”
Che che se ne dica, il potere si fonda ancora sulla terra.
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Lettura pornografica e lettura erotica. Byung-chul Han, Oblio delle cose nell’arte, in Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, Giulio Einaudi Editore. Torino 2022, distingue la lettura dei facili romanzi di consumo dalla lettura della poesia: “La poesia si sottrae invece a qualsiasi “soddisfazione romanzesca”, a qualsiasi consumo. La lettura pornografica a quella lettura erotica che indugia presso il testo come se fosse un corpo, una cosa. Le poesie non vanno d’accordo con la nostra era pornografica e consumistica. Proprio per questo oggi non le leggiamo quasi più.”
Come si compra il piacere di una prostituta, così il lettore consumistico compra il piacere che gli deriva dalla lettura (pornografica) di uno di quei romanzi che rendono oggi ridondanti le megalibrerie, ipermercati del libro-prostituta. Al contrario, la lettura erotica richiede pazienza, fatica filologica, lentezza, in una parola dedizione. Il piacere che ne deriva è maggiore e nulla ha a che vedere col piacere immediato di consumare una merce.