La trama scivola principalmente tra noir e horror, e si apre con il tentativo del protagonista, Andrea, di comunicare con Miriam, in stato di coma per cause misteriose. Attorno a quest’ultima ruotano le esistenze dei genitori: il padre Lucio è un grottesco sindaco di Gallipoli che parla un dialetto impossibile e che non riesce a reagire di fronte al male subito, mentre la madre sfoga continuamente la propria frustrazione con una rabbia a tratti comica e commovente. Un perenne maelstrom-scirocco rende questo coro di voci un presepe di statue barocche: così Miriam sente le sue mani «fragili come quelle di una statua scheggiata», mentre le labbra «si screpolano e si spaccano» (p. 12); altrove le mani di Andrea sono «sporche di bianco – e si muovono da sole (p. 23), esplicitando la sua essenza di uomo-calce. La madre di Andrea, poi, è «malata di vuoto» (p. 35), di horror vacui barocco, fino alla sentenza proferita da Lucio, cioè che tutti loro, col passare del tempo, «è comu se si sbriciolanu» (p. 86). Ma il personaggio più riuscito del romanzo è certamente padre Nanni, prete-esorcista la cui storia personale si lega a quella di tutti gli altri: oltre a essere zio di Miriam, è una presenza irrinunciabile per Andrea, che prende da lui lezioni di tamburello, strumento onnipresente negli esorcismi di padre Nanni. Donaera rievoca un tarantismo delle origini, isterico e demoniaco, messo a tacere negli ultimi decenni dai baccani estivi delle varie notti delle tarante. Fuori dai posticci deliri di massa, il Male (sempre evocato con la maiuscola) che aleggia nel romanzo s’innesta demonicamente ora in un personaggio ora in un altro, ma certamente trova una casa più comoda in padre Nanni, il centro barocco e cangiante del teatro messo in piedi da Donaera. È sempre il Male frequentato da questo invincibile e terribile gothic-Rasputin a farlo delirare come Saruman nel Signore degli Anelli; oppure, lo vediamo ricomporsi come il Voldemort di Harry Potter e strisciare nel buio come il pagliaccio di It. Tra scene assolutamente comiche, violente e splatter, il messaggio di Donaera resta sempre lo stesso: sopravvive solo chi è in grado di amare, nonostante tutto.
[Andrea Donaera, Lei che non tocca mai terra, NN Editore, Milano, 2021. Pubblicato su «L’Immaginazione», 328, marzo-aprile 2022]