Nell’Introduzione D’Astore, al quale si devono altri lavori rilevanti sull’argomento, come il volume “Mi scriva, mi scriva sempre…”. Regesto delle lettere edite ed inedite di Sigsmondo Castromediano (Lecce, Pensa MultiMedia, 1998), fornisce all’inizio un inventario di tutti i manoscritti d’argomento letterario presenti nel fondo Sigismondo Castromediano, conservati presso l’archivio dei Castromediano di Lymburg, descrivendoli accuratamente. Successivamente delinea il percorso letterario del duca di Cavallino incominciando dalle prime prove (sonetti storici, amorosi o autobiografici e altre liriche di argomento sacro), che risalgono quasi tutte al periodo 1828-1835. Queste composizioni, che affrontano temi assai diffusi nella cultura del tempo, dimostrano la sua precoce vocazione in questo campo ma non sono altro che esercitazioni scolastiche di scarso rilievo.
Un interesse decisamente maggiore rivestono invece gli scritti degli anni successivi, pubblicati integralmente da D’Astore nel libro, i quali si possono suddividere in due gruppi: il primo di carattere più strettamente creativo, il secondo di tipo storiografico-documentaristico. Nel primo gruppo di composizioni Castromediano abbandona gli attardati modelli tardo settecenteschi e si apre a tematiche tipiche del primo Romanticismo italiano. Compone così novelle in versi e in prosa, che rientrano nel genere della narrativa storica e della novellistica popolare, come Il parricida cegliese, Il forzato di Brindisi, Un istante e la sorpresa. Racconto storico, Il sacco di Pavia, La carità italiana. In particolare, in questi ultimi due, entrambi del 1846, due anni prima quindi dell’arresto e della lunga detenzione, emergono già sorprendentemente, come fa rilevare D’Astore, i suoi ideali patriottici e le speranze di unità e di indipendenza dell’Italia. In questo periodo, peraltro, non mancano nemmeno scritti di natura autobiografica, come Schizzo del mio carattere, dove è presente il motivo del suicidio.
Nelle opere di carattere storiografico-documentaristico, invece, egli sembra anticipare il ricco filone di studi di storia patria, che si svilupperà in seguito nel Salento con una nutrita schiera di cultori, con l’attenzione rivolta ad aspetti peculiari della realtà locale e al patrimonio storico, artistico e culturale della provincia di Terra d’Otranto. Ci riferiamo in particolare a Panografia di Terra d’Otranto, Caballino. Cenno panografico e soprattutto a Frammenti d’impressioni in un viaggio fatto al Capo di Leuca, lo scritto sicuramente più significativo fra tutti quelli qui presenti. In questa sorta di reportage lungo tutto il Salento, da Lecce a Santa Maria di Leuca, l’autore passa in rassegna luoghi, monumenti, manifestazioni folkloristiche, personaggi, andando alla ricerca delle specificità che presenta il territorio. Ad esempio, nelle pagine dedicate a Soleto, uno dei centri della cosiddetta “Grecìa salentina”, si sofferma sul pianto delle prefiche in occasione di una veglia funebre per la morte di una adolescente del posto, offrendo in tal modo una delle prime testimonianze di questo arcaico rito, che successivamente è stato al centro dell’attenzione di numerosi studiosi.
D’Astore pubblica i testi con grande scrupolo filologico, fornendo a piè di pagina le varianti, secondo le regole dell’edizioni critica, e corredandoli di un ricco apparato di note esplicative e di commento. In tal modo offre ai lettori gli strumenti più idonei per comprendere meglio queste opere, le quali, al di là del loro valore, oltre a gettare luce su una fase piuttosto oscura della vita di Castromediano, contribuiscono anche a chiarire le motivazioni di certe scelte decisive, in campo politico-ideologico, che egli avrebbe compiuto di lì a poco.
[A.L Giannone, Prefazione a F. D’Astore, Manoscritti giovanili di Sigismondo Castromediano. Archivio Castromediano di Lymburg, Galatina, Congedo, 2015]