di Pietro Giannini
A meno di due anni dalla prima edizione (EditSantoro 2020, prefazione di A. Prete) esce la “nouvelle édition” dello Zibaldone salentino di Gianluca Virgilio (EditSantoro 2022) nella traduzione francese di Annie Gamet, che vi ha premesso anche una “Introduction”. La nuova edizione non è la semplice traduzione della prima, ma, pur contenendo molto del materiale di questa, vi aggiunge anche molti testi pubblicati nello Zibaldone galatinese apparsi in precedenza sul sito iuncturae.eu e nelle pagine de il Galatino. In sostanza, la nuova edizione appare come una selezione personale operata dalla traduttrice “sans autre motivation … que le simple désir de transmettre à mes proches aussi justement que possible quelque échos de la pensée de l’auteur salentin, de confronter diverses expériences et refléxions” (p. 11). Annie Gamet nella “Introduction” coglie bene anche il carattere della “écriture fragmentaire” dello Zibaldone, “une forme parfaitement adaptée à l’expression du mouvement de la pensée, une pensée sans cesse active, qui doute, remet les certitudes en question, refuse la simple alternance binaire du bien et du mal, mais questionne, cherche, perfectionne, apporte nuances et précisions, une pensée jamais definitive ni achevée” (pp. 9-10).
Ed in effetti lo Zibaldone nasce dalla insopprimibile esigenza, che l’Autore confessa ripetutamente, di pensare, dal ‘vizio’ (potremmo dire) di pensare. E dall’esigenza di mettere per iscritto i propri pensieri. Per quale ragione? Certo, non è lontana l’idea che qualcuno li possa leggere; ma forse, prima, vi è l’esigenza di ‘guarire’ dai propri pensieri (come si legge nel testo di Cioran citato in epigrafe al testo) ossia (potrei aggiungere) di liberare la mente dai pensieri sempre insorgenti per continuare a pensare.
Data la natura del libro l’unica modalità di fruizione è quella di leggere i singoli pensieri. Ma la traduttrice non manca di rilevare che, pur nel carattere asistematico del contenuto, è possibile riconoscere (specie nella forma assunta nella traduzione) una certa “cohérence interne” (p. 12). Ed è a questa ‘coerenza interna’ che vogliamo rivolgere la nostra attenzione avendo presente, per comodità del lettore, l’edizione italiana dello scritto (2020). È appunto a questa edizione che faremo talvolta riferimento nelle rubriche che abbiamo individuato (e che via via segnaleremo), le quali vogliono evidenziare la presenza di un pensiero in qualche modo coerente, di una ‘filosofia’ potremmo dire.