I rischi dell’autonomia differenziata

di Guglielmo Forges Davanzati  

Gianfranco Viesti ha opportunamente definito il progetto di autonomia differenziata “la secessione dei ricchi”. I principali argomenti che possono essere usati per opporvisi sono i seguenti:

  1. Esistono già rilevanti sperequazioni territoriali nella fornitura di servizi essenziali, che si sono create (o notevolmente accentuate) proprio a seguito della spinta federalista dei primi anni Duemila. Nel Rapporto ISTAT “Nidi e servizi educativi per l’infanzia” si legge che i posti disponibili nei nidi e nei servizi integrativi pubblici corrispondono al 12.3% del bacino potenziale di utenza al Sud, a fronte di una media nazionale del 24.7%, nell’anno scolastico 2017-2018. Si tratta peraltro di una dotazione notevolmente inferiore all’obiettivo del 33% fissato dal Consiglio europeo di Barcellona del 2022 per sostenere l’occupazione femminile. Altre sperequazioni si ritrovano in altri servizi comunali e nella spesa infrastrutturale dei Ministeri. Su fonte ISTAT, la spesa statale per i servizi socioeducativi destinati ai bambini pugliesi ammonta a circa un sesto rispetto a quella sostenuta per i coetanei nati in Emilia-Romagna. In Lombardia è circa tripla e in Veneto doppia. A Milano circa il 90% dei bambini può usufruire del tempo pieno a scuola, a fronte del solo 4% di Palermo. Il 17.1% delle scuole italiane del primo ciclo è privo di palestre e strutture sportive, con una percentuale che sale al 23.4% al Sud. Gli investimenti del PNRR nell’ambito dei trasporti assegnano alla Puglia l’8.09% del totale delle risorse destinate all’acquisto di autobus urbani a emissioni zero. Alla Lombardia, invece, andrà il 17.36%.
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