di Antonio Prete
Qui è la torre sveva, cinta dal castello
con il fico sugli spalti, gli ulivi in basso
che vanno verso il mare. Erbe sulle mura.
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E le stagioni che disfano in parvenze
l’ accaduto. Ecco il viola delle sere,
con i pani sul letto coperti a lievitare.
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È lei, nel chiaroscuro della stanza,
di qua dall’arco, lei che è trasparenza,
mentre il tempo scurisce intorno le orme.
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Porge il vassoio con i fichidindia
raccolti all’alba sul margine del campo :
il gesto è fermo nel turbine dei giorni.
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