di Giuseppe Virgilio
Nel corso del Settecento è stato di moda il principio della Catena degli Esseri, per cui gli esseri medesimi che popolano l’universo sono stati classificati in ragione del numero dei sensi di cui sono dotati e favoriti dalla natura. Voltaire ha osservato che non esiste alcuna gradazione proporzionale tra le creature e il creatore e che, se la catena degli esseri mette capo a Dio, è perché egli la regge, e non perchè ne costituisca il termine. Siamo chiaramente in presenza del rifiuto dei valori religiosi tradizionali per effetto del criticismo gnoseologico di Locke e della nuova visione del mondo astronomico di Newton. La religione viene posta nei limiti della ragione, la credenza delle religioni positive viene a poco a poco scardinata e si afferma così, di contro al teismo, che presuppone una reciprocità di rapporti piuttosto attiva tra Dio e l’uomo, il deismo come idea di un Dio separato dal mondo e puro simbolo filosofico dell’unità di tutte le cose, amore che discende dal tutto alle parti, mentre l’amore dell’uomo s’innalza dall’individuo al tutto. Secondo questa concezione la vita individuale diventa un momento di una vita più ampia, sicché il problema del male, il principio di provvidenzialità e il rapporto tra le leggi naturali e il destino dell’uomo diventano temi di grande interesse culturale.