Ci spostiamo invece nel Novecento col rapido profilo di Francesco Morelli, rimatore in lingua e in vernacolo, nato a Squinzano nel 1878 e ivi scomparso nel 1965. Qui Filieri si sofferma, in particolare, sulla produzione dialettale di Morelli che si colloca nel filone che da Francesco Antonio D’Amelio giunge fino a Giuseppe De Dominicis (il Capitano Black) e Enrico Bozzi (il Conte di Luna). Soprattutto questi ultimi, i maggiori esponenti della lirica dialettale salentina a cavallo tra i due secoli, costituiscono i principali modelli per il poeta squinzanese che ne riprende spesso motivi, immagini, stilemi, come dimostra il critico.
Gli altri saggi compresi nel libro affrontano problemi di didattica della letteratura, come il “canone”, il rapporto maggiori-minori, il concetto di “classico”, la possibilità di una programmazione modulare dell’insegnamento, nella convinzione che la ricerca non debba mai essere mai staccata dalla didattica e che anzi in essa debba trovare il suo sbocco naturale. In questo ambito si inserisce pure il saggio sulla “Shoah”, nel quale Filieri propone l’utilizzazione a fini didattici di questo argomento in una prospettiva interdisciplinare e pluridisciplinare.
[In A.L. Giannone, Modernità del Salento. Scrittori, critici, artisti del Novecento e oltre, Galatina, Congedo, 2009]
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